A tre mesi dalle elezioni legislative del 30 agosto, il Montenegro ha ufficialmente un nuovo Governo, il cui insediamento è previsto per la giornata di oggi quando sarà votata la fiducia. Il premier designato è Zdravko Krivocapic e la maggioranza sarà formata dalla coalizione filoserba Per il futuro del Montenegro insieme ai partiti La pace è la nostra nazione e Azione riformista unita, i quali hanno 41 seggi su 81 al Parlamento di Podgorica. La formazione del nuovo Governo rappresenta una totale novità per il Paese, dopo trenta anni di potere ininterrotto del presidente uscente Milo Djukanovic e del suo Partito democratico dei socialisti.
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Le elezioni del cambiamento e la questione religiosa
Con un’affluenza record pari al 76,5% degli aventi diritto, le elezioni del 30 agosto sono state espressione della volontà di rinnovamento del popolo montenegrino. I partiti di opposizione coalizzati hanno ottenuto 41 deputati, numero sufficiente a formare un governo. Il Montenegro è infatti una Repubblica parlamentare unicamerale formata da 81 membri eletti ogni quattro anni. Tra le motivazioni che hanno spinto moltissimi montenegrini a non votare per il Partito democratico dei socialisti da sempre al potere, c’è stata sicuramente la questione religiosa. Il 27 dicembre 2019 il Parlamento ha approvato infatti una legge che permette il trasferimento di tutti gli immobili ecclesiastici di cui non è possibile fornire prove concrete circa la proprietà antecedente alla data del 1918 sotto la giurisdizione statale. Ciò è stato possibile grazie all’autonomia della Chiesa ortodossa montenegrina rispetto a quella serba. Infatti in Montenegro sono presenti due distinte chiese ortodosse: quella serba, riconosciuta ufficialmente da Costantinopoli e quella montenegrina non riconosciuta. Nelle intenzioni del Governo ciò avrebbe rappresentato un’occasione per mettere ordine normativo alla divisione tra Chiesa ortodossa montenegrina e serba e poter registrare quest’ultima rendendola soggetta alla legge statale al pari delle altre comunità religiose. Secondo molti invece si è trattato di un tentativo politico messo in atto dal Governo per dividere la popolazione su base religiosa così da poter dividere etnicamente serbi e montenegrini. Moltissimi montenegrini si sono riversati in strada, sfidando le restrizioni attuate per contenere la pandemia da Coronavirus, per chiedere il ritiro della Legge. Scontri si sono avuti nel parlamento di Podgorica e solamente dopo i moniti da parte della Commissione di Venezia e un incontro formale tra il capo di stato serbo Vucic e quello montenegrino Djukanovic, quest’ultimo ha dichiarato temporaneamente sospesa la Legge.
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Le recenti tensioni con la Serbia
La settimana scorsa una crisi diplomatica con la Serbia ha acuito ancora le tensioni tra le due ex-Repubbliche sorelle. Il 28 novembre il Ministero degli Esteri montenegrino ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatore serbo Vladimir Bozovic motivando la decisione per gli atteggiamenti poco rispettosi nei confronti della storia e delle istituzioni del Paese. L’Ambasciatore aveva infatti descritto come una “liberazione” la decisione delle autorità montenegrine di unirsi al regno di Serbia nel 1918. Per rappresaglia anche la Serbia aveva annunciato l’espulsione dell’ambasciatore montenegrino Tarzan Milosevic, salvo poi revocare la decisione forse mossa dall’imminente insediamento di un Governo decisamente più filoserbo del precedente.
Il nuovo esecutivo si troverà quindi ad affrontare una serie di problemi sia interni che internazionali. Sul piano estero dovrà gestire e risolvere le tensioni con la vicina Serbia innescate dal Governo uscente e riprendere il percorso verso l’adesione all’Ue. Sul piano interno dovrà gestire la pandemia di Coronavirus, la crisi economica e i lasciti di corruzione e scarsa trasparenza della passata amministrazione che hanno fatto declassare il Paese, secondo la classifica redatta da Freedom House, da democrazia a regime ibrido.