La più importante collezione mondiale di Matres Matutae, provenienti dall’area dell’antica Capua è esposta al Museo Campano di Capua
Un ricco forziere, un sorprendente e unico contenitore dove un’eloquente testimonianza di antichi culti è preservata; qui, il mistero della vita, la maternità, intesa come dono divino, avvolge di spiritualità l’evento della nascita.
E’ Mater Matuta, la Madre Propizia, Dea della Fecondità, dell’Inizio e dell’Aurora al cospetto della quale sono poste statue di tufo come testimonianza di una preghiera esaudita; ex voto per la raggiunta felicità da parte delle matrone più ricche che hanno, così, dimostrato gratitudine alla Dea.
Il Museo Campano di Capua
Il Museo Campano di Capua, istituito presso Palazzo Antignano, custodisce i numerosi reperti venuti alla luce nel 1873, quando si diede inizio agli scavi per la costruzione di una villa presso il Fondo Patturelli (dal nome dei proprietari del terreno).
I lavori di recupero, veloci e disordinati, non diedero la possibilità di identificare il corretto perimetro di un vero e proprio santuario extra urbano, preannunciato da un attiguo bosco sacro.
Reperti monumentali, terrecotte, gioielli, accompagnarono il riemergere di tante statue, statue di donne, ben lontane, nell’aspetto, dai classici manufatti fino ad allora rinvenuti.
Le Matres Matutae
E’ la prima sala della “sezione archeologica” ad accogliere le numerose statue, poste allo sguardo del visitatore in ordine cronologico, dalle più antiche (VI sec. a. C.), dunque, meno particolareggiate, alle più recenti (I sec), lungo un percorso espositivo, grazie al quale emerge sia l’evoluzione della tecnica scultorea sia l’evoluzione rappresentativa delle donne che, in questo contesto, sono soprattutto madri-“Matres”, tutte al cospetto della “Grande Madre”, posta al centro dello spazio espositivo, dall’ aspetto ben diverso dalle altre.
Ella, infatti, non regge alcun neonato e non si ritrova seduta su alcuna sedia gestatoria, a differenza di coloro che, qui, ne hanno lasciato una concreta testimonianza;ognuna con in grembo il numero di bambini partoriti durante la sua vita feconda.
Le civiltà più antiche e gli individui che ne facevano parte, in origine, non avevano ancora sviluppato un “Io” egoista; si viveva di agricoltura e avere braccia che aiutassero a lavorare la terra era elemento basilare per assicurare la continuità della specie e la sua conservazione.
La Grande Madre, identificata come femmina- generatrice, capacissima di “dare la vita”, bastava a sé stessa (non avendo ancora collegato l’atto sessuale con la fecondazione). Seppellire i morti significava ricondurre i figli a sè,nel suo ventre, affinché potessero rinascere.
Nel cortile coperto di Palazzo Antignano, al muro è posta l’epigrafe che accoglieva chi entrava nell’ antico Anfiteatro”di Capua Antica città che, durante l’epoca imperiale, divenne talmente importante da esser soprannominata da Cicerone “l’Altera Roma”.
Ben 32 sale che accolgono, dunque, una biblioteca che conserva addirittura 70.000 antichi volumi; una Sezione Archeologica, una Sezione Medievale; secondo Maiuri il museo più significativo della civiltà italica in Campania strettamente connesso al tessuto urbano della città di Capua, identificata come vero e proprio baluardo difensivo per i territori del Sud…ma questa è un’altra storia!