Nuove ombre sulla Coppa del Mondo in Qatar: ex agenti della CIA assunti per “spiare la FIFA”


Non c’è pace per la Coppa del Mondo in Qatar: la piccola nazione araba avrebbe impiegato per anni un ex ufficiale della CIA per spiare i funzionari della FIFA, come parte “strategica” di uno sforzo senza limiti di spesa volto ad ottenere la possibilità di organizzare ed ospitare il grandioso evento. Sono queste le scioccanti rivelazioni frutto di un’indagine durata anni e pubblicata da Associated Press, prestigioso organo di stampa internazionale.

Non si tratterebbe di una novità: per gli ex ufficiali dell’intelligence degli Stati Uniti andare a lavorare per i governi stranieri con precedenti a dir poco discutibili in materia di diritti umani è una vera e propria “tendenza”, che sta preoccupando i funzionari di Washington e spingendo le richieste di alcuni membri del Congresso Americano per ottenere un maggiore controllo su un mercato talmente opaco e redditizio.

La Coppa del Mondo è il torneo sportivo più popolare del pianeta: un’occasione senza precedenti per il Qatar, uno dei paesi più ricchi del mondo, di ottenere un palcoscenico di rilievo mondiale.

L’indagine dell’AP ha scoperto che il Qatar è arrivato ad assumere, per assicurarsi di “risolvere la questione”, espressione contenuta all’interno di uno dei documenti visionati dai reporter, l’ex ufficiale della CIA, poi diventato imprenditore privato, Kevin Chalker, al fine di spiare le squadre rivali e i funzionari con ruoli chiave in seno alla FIFA: in altre parole, tutti quelli che hanno selezionato la nazione ospitante durante l’assegnazione del 2010. Chalker ha anche lavorato per il Qatar negli anni successivi, per tenere d’occhio le voci più critiche, operanti in ambiente calcistico e sportivo.

L’indagine dell’AP si basa su una serie di interviste confidenziali con gli ex soci di Chalker, nonché su contratti, fatture, e-mail e una copia di un database di documenti aziendali ottenuti da una fonte che ha chiesto di rimanere anonima.

Il lavoro di sorveglianza includeva il “piazzamento” di personale incaricato dall’ex agente segreto nei luoghi – chiave della FIFA, l’utilizzo di softwares e di strumenti di intercettazione per “tenere d’occhio” l’offerta e le proposte presentate da una nazione rivale e il dispiegamento di un “honeypot”, una “trappola al miele” utilizzata su Facebook, tramite la quale qualcuno ha finto di essere una donna “particolarmente avvenente” sul celebre social network, per avvicinarsi a un obiettivo definito “sensibile”. Gli operatori che lavorano per Chalker e lo sceiccato del Golfo Persico avrebbero anche ottenuto illecitamente i registri delle telefonate di almeno un alto funzionario FIFA, subito prima del voto del 2010, stando a quanto riportano i documenti ottenuti da AP.

Chalker avrebbe anche promesso di aiutare il paese a “mantenere il controllo” sulla sua grande popolazione di lavoratori stranieri, come dimostrato da un documento interno, addirittura dotato di visto da parte delle autorità qatariote. Il Qatar, con una popolazione di 2,8 milioni di persone, di cui solo 300.000 sono cittadini, è infatti fortemente dipendente dalla manodopera nata all’estero per costruire gli stadi e le altre infrastrutture necessarie per lo svolgimento del torneo.

I funzionari del governo del Qatar non hanno ancora risposto alle richieste di commento formulate dai principali quotidiani internazionali. Anche la FIFA si è rifiutata di commentare, promettendo azioni legali contro i responsabili dello scoop.

Chalker, che ha aperto un ufficio a Doha e aveva addirittura un account di posta elettronica ufficiale fornitogli dal governo del Qatar, ha dichiarato che lui e le sue aziende non si sarebbero “mai impegnati in sorveglianza illegale” in favore del governo qatariota.

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