L’Onorevole Marzo Rizzo del Partito Comunista parla in Esclusiva a Magazine Pragma in vista delle imminenti elezioni politiche del 4 marzo 2018:
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Con quale idee e con quali prospettive si presenta il partito comunista a queste elezioni del 4 marzo?
Innanzitutto con l’idea che queste elezioni sono una tappa della ricostruzione del Partito Comunista in Italia. Erano più di 10 anni che i comunisti non si presentavano alle elezioni con il loro nome e simbolo. Abbiamo fatto un grande lavoro in questi mesi, riuscendo nell’impresa della raccolta delle firme in gran parte d’Italia. Il 4 marzo milioni di lavoratori avranno di nuovo la possibilità di votare comunista. Comunque vada, per noi questa è già una vittoria. Ma non è un percorso che finirà con le elezioni, tutt’altro. Abbiamo un programma di lotta che parla di casa, lavoro e diritti sociali per tutti. Attorno a quel programma bisogna costruire una grande mobilitazione popolare, agitare le lotte in ogni fabbrica e quartiere, anche e soprattutto a partire dal 5 marzo.
Perché un elettore Italiano dovrebbe votare Comunista alle prossime elezioni?
Perché il nostro è l’unico partito che non tradirà gli elettori il giorno dopo. In campagna elettorale tutti hanno fatto promesse grandiose, ma sono già pronti a sedersi per governare per conto di UE e Confindustria. Votare comunista significa sostenere chi lotterà al fianco dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani delle classi popolari e di periferia anche dopo il 4 marzo. Significa sostenere la ricostruzione in Italia di un forte Partito Comunista, l’unica reale alternativa di sinistra. Per i lavoratori, un voto comunista è l’unico voto utile.
L’immigrazione è un tema centrale in questa campagna elettorale, la sua posizione su questa tematica?
Se posso, è un tema centrale soprattutto perché c’è stata una capacità straordinaria di spostare l’attenzione su questo tema distogliendola dai veri problemi. Si è creata una percezione fortemente distorta di chi è il nemico. Intanto cessare ogni forma di coinvolgimento dell’Italia in attività imperialiste è l’unico modo per risolvere alla radice il problema e impedire che milioni di uomini siano costretti a scappare dalla guerra o dalla miseria. Questo significa ritirare le truppe italiane da ogni scenario di guerra, ma anche impedire che grandi aziende e multinazionali italiani, come ENI, possano depredare le risorse di interi paesi.
Poi c’è una guerra fra poveri che dobbiamo contrastare. Nelle periferie ci si scontra fra italiani e immigrati per accaparrarsi le briciole, ma in alto c’è chi sta mangiando tutta la torta. Un esempio? In Italia ci sono 7 milioni di case sfitte, di proprietà di grandi società immobiliari e gruppi che fanno speculazione edilizia. Basterebbe espropriare gli immobili delle grandi società per dare una casa a tutti, italiani e immigrati, sottraendoli alla speculazione edilizia. Insomma contrapporre alla guerra fra poveri la lotta di classe. Vale anche sui luoghi di lavoro: con un salario minimo intercategoriale e soprattutto la parità salariale a parità di mansione, si impedisce che un lavoratore immigrato possa essere pagato meno di un italiano.
Ha paura del vento di estrema destra che ogni tanto soffia sul nostro paese?
Mi fa paura il PD che ha scelto di soffiare sul fuoco dell’estrema destra per propria convenienza politica. Renzi ha scelto di tramutare i fascisti nel tema centrale della campagna elettorale, sia per recuperare consensi a sinistra dopo le politiche antipopolari di questi anni, sia perché i neofascisti tolgono voti al centro-destra. Il risultato inevitabile, se si parla ogni giorno dell’estrema destra, è quello di regalargli consensi.
Noi siamo antifascisti, ma il miglior modo di contrastare l’estrema destra oggi è non lasciargli spazio nei quartieri popolari e nelle periferie, lottando al fianco dei lavoratori per i loro diritti. Insomma quello che la sinistra non fa da tempo. Francamente, l’antifascismo di quella “sinistra” che strizza l’occhio alle banche e alla UE è il migliore amico dei fascisti.
Sull’Europa, secondo lei bisogna uscire come dice spesso Salvini?
Intanto una precisazione: Salvini non lo dice più da mesi. Lo diceva prima, ma davanti alla prospettiva del governo ha fatto marcia indietro su quella posizione. Noi no, siamo rimasti l’unico Partito che dice di uscire da UE, euro e NATO. È una posizione assolutamente di sinistra, nel 1957 il PCI fu l’unico partito a votare contro i trattati di Roma. Rompere con l’Unione Europea è necessario per una trasformazione reale della società, per iniziare a fare politiche nell’interesse dei lavoratori e non delle grandi banche.
Che scenari prevede dopo la chiusura delle urne?
Onestamente? L’ennesimo governo tecnico o di larghe intese in cui a governare davvero saranno BCE e FMI. Sarà così in caso di vittoria del centro-destra, ma anche dei Cinque Stelle, oggi intenti a dimostrare la loro “responsabilità” davanti ai poteri forti. Quello che è certo è che se entrassimo in Parlamento non saremmo disposti a sostenere nessun governo di queste forze. Preferiamo parlare con lavoratori, disoccupati, artigiani, piccoli commercianti, contadini, piuttosto che con D’Alema e Bersani.
Che significa essere comunisti oggi?
Significa essere rivoluzionari che vogliono cambiare il mondo e questa società, contrapponendo il potere dei lavoratori a quello delle banche e del grande capitale.
Si ringrazia l’Onorevole Marco Rizzo per il tempo concesso per questa intervista
( Foto Facebook)