La sanità e il suo stato di salute sono un pò il termometro dello stato di avanzamento sociale di un paese. Purtroppo, in Italia siamo abituati a vivere tra alti e bassi, a volte anche nello stesso ospedale. E’ il caso del San Leonardo di Castellammare di Stabia, un ospedale che copre un bacino d’utenza di circa un milione di persone e che alterna reparti eccellenti ad altri meno performanti.
Lo stato dell’arte al 2 agosto 2018 del reparto di ortopedia dell’ospedale San Leonardo è deprimente. Non è un problema di qualità delle persone che ci lavorano o della loro professionalità, è un problema di mezzi, di fondi, di numeri, di struttura e strutture, è un problema di abbandono dei cittadini a se stessi, nella consapevolezza di vivere di una speranza di stare bene che sarà tardi, molto tardi, avverata.
Ospedale San Leonardo.
Blocco operazioni, liste anche a 10 giorni.
Castellammare di Stabia, 2 agosto 2018
Una sola sala operatoria da dividere tra urgenze e traumi
IL PRIMARIO DI ORTOPEDIA: ”NON POSSIAMO OPERARE DI SABATO, ANCHE SE SIAMO DISPONIBILI A FARLO”
Disagi nel presidio ospedaliero stabiese dove, dal primo luglio e per tutto agosto, sono stati limitati i numeri degli interventi. Dopo l’iter che prevede l’accettazione, la diagnosi e l’intervista con l’anestesista che decide la fattibilità dell’intervento entro le 48 ore, il paziente è spostato in reparto, sempre che ci sia un posto, in alternativa viene tenuto in barella, in attesa dell’intervento. Sono 48 ore calde, tra zanzare, impianti di climatizzazione esauriti, porte dei servizi igienici senza maniglie e intonaco che cade dal soffitto. Il san Leonardo appare come un girone del purgatorio dantesco e solo la consapevolezza di essere operati in 48 ore da quel tanto di sollievo che occorre a portare pazienza. Ma le 48 ore scadono di prassi e diventano 60, 72, 84; e così 4 giorni, poi 5, 6 e a quel punto la consapevolezza diventa dapprima speranza, poi disperazione. E la disperazione, unita dall’ansia di sottoporsi a un intervento chirurgico e al dolore derivato dal trauma trova facilmente sfogo in critiche e imprecazioni rivolte a medici e infermieri. Non è così. Sarebbe ingeneroso attribuire al personale sanitario i disagi che i pazienti sono costretti a sopportare. Le professionalità che sono impegnate al San Leonardo sono tra le eccellenze del settore sanitario. Dal personale Oss e salendo fino ai primari, l’ospedale stabiese può vantarsi di un personale più che eccellente e che in questa struttura è una ulteriore vittima della mala-sanitá campana.
“Faccio il possibile e mi divido tra la sala operatoria e la dirigenza sanitaria per cercare di risolvere questa situazione”; è quanto comunicato dal primario di turno del reparto di ortopedia del San Leonardo, il dr. Campopiano, ai familiari dei pazienti dopo averli convocati nel suo studio. “Siamo in una situazione di disagio” – continua il primario – “Dobbiamo dividere la sala operatoria con le urgenze e hanno disposto un numero limitato di interventi giornalieri. Il calendario delle operazioni per i pazienti può slittare con attese fino a 10 giorni. Il mio staff ha dato disponibilità anche di operare il sabato ma non ce lo hanno permesso”; l’atteggiamento è professionale e la voce cordiale, cosciente del disagio e dell’impossibilità di fare di più vista la carenza logistica della struttura.
Il nosocomio stabiese serve un bacino di quasi un milione di utenze e le risorse di personale sono ai minimi storici; solo tre infermieri di turno per un pronto soccorso che raggiunge anche 250 utenze giornaliere. A questa mancanza sì aggiungono le risorse limitate dal punto di vista strutturale, rendendo cosi un polo sanitario di primo piano, un affannato ospedale portato avanti solo dalle professionalità impegnate al suo interno.