Dopo due giorni di colloqui serrati tenutisi a Washington, il primo ministro kosovaro Avdullah Hoti e il presidente serbo Aleksandar Vucic hanno firmato, sotto l’egida del presidente americano Donald Trump, un accordo di impegno per una cooperazione economica. Nonostante non si parli, almeno per ora, di un mutuo riconoscimento tra Pristina e Belgrado, con quest’ultima che considera il Kosovo una sua provincia ribelle invece che uno stato sovrano, si tratta di un significativo passo in avanti per la normalizzazione dei difficoltosi rapporti tra i due Paesi.
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Cosa prevedono gli accordi
Gli accordi approvati prevedono in primo luogo intese sui trasporti aerei, ferroviari e di transito tra i due paesi e la fine all’imposizione da parte del Kosovo di dazi al 100% sui prodotti provenienti dalla Serbia. Una misura, quest’ultima, attuata nel 2018 come risposta ai tentativi di Belgrado di impedire l’ingresso del Kosovo in alcune organizzazioni internazionali (in primis ONU e Ue). Come conseguenza di questi accordi, gli analisti prevedono un allargamento della cosiddetta “Mini-Schengen”, attualmente comprendente Albania e Macedonia del nord (stati non facenti parte dell’Ue), e la creazione delle condizioni per una libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali con una conseguente ripresa dell’economia dell’area e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Per quanto riguarda le dispute territoriali, in particolare quella relativa al lago Gazivoda, diviso tra i due Paesi e oggetto di tensioni nel 2018, sarà compiuto uno studio per la equa distribuzione delle risorse energetiche. Previsto inoltre un impegno delle parti a difendere la libertà religiosa e gli edifici di culto delle minoranze e un’accelerazione delle ricerche delle persone che risultano ad oggi scomparse in seguito al conflitto del 1998-1999. Entrambe le parti hanno deciso poi di considerare Hezbollah “un’organizzazione terroristica”.
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La normalizzazione dei rapporti con Israele e il successo diplomatico di Trump
La firma dell’accordo, avvenuta nella Studio Ovale della Casa Bianca, è stata effettuata insieme a un ospite d’onore (in collegamento telefonico): il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Trump, al termine dei colloqui, ha fatto sapere infatti che la Serbia sposterà la sua ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme a partire da luglio del prossimo anno. Contestualmente anche Israele e Kosovo si riconosceranno ufficialmente e quest’ultimo ha annunciato che aprirà una propria sede diplomatica a Gerusalemme. Si tratterebbe del primo “paese a maggioranza musulmana” a farlo così come dichiarato dal premier israeliano Netanyahu.
Per Trump si tratta di un nuovo successo diplomatico in Medio Oriente (dopo la distensione dei rapporti tra Israele e gli Emirati Arabi) da accreditare tra i meriti della sua amministrazione e da sventolare all’opinione pubblica americana in vista di elezioni che si preannunciano tutt’altro che facili.
L’Unione europea intanto rimane a guardare, conscia del fatto di non essere riuscita a trovare una soluzione in 12 anni di mediazione travagliata per una normalizzazione dei rapporti tra i due Stati. Tuttavia qualcosa sembra essersi mosso. Lunedì il premier serbo Vucic e quello kosovaro Hoti incontreranno a Bruxelles l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell e il rappresentante speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina Miroslav Lajcak per tentare di rilanciare anche i rapporti politici.