Per il Sud non ci può essere solo la speranza di Carfagna


Mentre il ministro della Salute Speranza deve affrontare la richiesta di una mozione di sfiducia da parte del partito di Giorgia Meloni, la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna dichiara che c’è una quota di almeno il 40 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza da destinare al Mezzogiorno d’Italia.

Ministra Carfagna, quello annunciato, non può considerarsi proprio un successo

Nelle aree deboli delle nazioni europee i fondi del”Next Generation” sono previsti per una percentuale molto maggiore che supera i due terzi del totale, per cui quello annunciato dalla Carfagna non può essere considerato un successo del governo italiano e tantomeno del suo partito di riferimento, Forza Italia.

La ministra puntualizza che il 40% non è una quota bloccata, ma può essere superata, rafforzando l’efficienza amministrativa di Regioni ed enti locali, che saranno chiamati in coordinamento tra di loro a gestire la spesa, ma soprattutto a modificare alcune procedure che penalizzano la piena ricettività al sud delle misure nazionali, come quella del superbonus al 110%, che è stato pensato per rilanciare la filiera dell’ attività edilizia oltre che per migliorare la qualità delle abitazioni.

In questo caso al Nord sono stati già aperti centinaia di piccoli cantieri, mentre al Sud sono stati assorbiti solo, 1,72 miliardi a fronte dei 18,72 previsti nel piano nazionale di ripresa e resilienza, praticamente neanche il 10% del totale previsto.

Il riparto: Alta velocità, strade sicure, beni culturali e asili nido

Bisogna quindi da un lato, irrobustire di risorse e competenze i comuni meridionali, e dall’ altro assicurare vincoli più stringenti di destinazione al Sud per altri capitoli del Pnrr, evitando che come al solito i fondi vadano solamente nella direzione settentrionale. Insomma al mezzogiorno non può essere garantita una generica trasversalità, ma un vero e proprio capitolo con impegni di spesa ben definiti.

C’è stato un lavoro di collaborazione con il ministro dell’ Economia Franco per elevare la quota prevista dal documento redatto dal governo precedente di Giuseppe Conte, analizzando missione per missione. In collaborazione con il ministro dei Beni culturali Franceschini saranno destinati 100 milioni del Pnrr al restauro del Real Albergo dei Poveri di Napoli e ben 14,5 miliardi per gli investimenti su Alta Velocità Ferroviaria e Strade sicure da integrare con l’alta velocità su opere già in corso o in fase di progettazione come la Napoli-Bari, la Palermo-Messina-Catania, la Salerno-Reggio Calabria , la Roma-Pescara e la Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia.

Insomma anche se i tempi di spesa sono brevi si spera che il metodo di lavoro possa andare anche oltre la scadenza del 2026 per completare tutte le opere. Carfagna ha assicurato che per il Sud ci sarà la quota del 60% per i nuovi asili nido perché il meridione deve avere la pari dignità dei servizi essenziali di cittadinanza, un concetto espresso dalla ministra di Forza Italia, ma con forza anche dall’esponente di ispirazione socialista, Gianni Pittella, attuale senatore del PD. Se però ci si addentra nelle voci delle altre missioni il riparto per le politiche attive del lavoro appare ancora decisamente basso, rispetto alla situazione di emergenza occupazionale che vive il meridione.

…e ancora: Salute e Valorizzazione del territorio

Lo stesso discorso vale anche per la Salute e quindi entra in gioco il lavoro del discusso ministro Speranza, ma anche la digitalizzazione, la transizione ecologica, la tutela e la valorizzazione del territorio e della risorsa idrica, che potrebbe essere indicata per la situazione della città di Castellammare di Stabia.

Anche su ricerca e istruzione il Sud in chiave Pnrr spenderà solo il 45,7% del totale e addirittura solo il 38,6% per infrastrutture sociali, comunità e terzo settore, missioni nelle quali invece si sarebbe dovuto stabilire un corposo investimento dei fondi del Next Generation. Carfagna ribadisce però che il 40% può essere definito un dato in progress in quanto è stata prevista una rimodulazione per gli interventi speciali di coesione sociale, modificando il piano del precedente governo sull’aspetto dell’impatto assistenziale per favorire invece scelte incisive sull’economia meridionale e capaci di attrarre ulteriori investimenti privati. Sono specificati in questo senso i milioni previsti per gli ecosistemi del Mezzogiorno sul modello del polo di San Giovanni a Teduccio e dei circa 600 milioni previsti sia per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie che per il contrasto alla povertà educativa.

Conte o Draghi, la musica non cambia. Per il Sud non ci può essere solo la speranza di Carfagna!

Insomma le speranze per il Sud sono affidate solo in parte ai conti dei fondi del Next Generation, bensì soprattutto alla possibilità che essi siano accompagnati da solidi investimenti degli imprenditori privati, per arrivare alle cifre previste invece per le zone deboli dall’Unione Europea. Evidentemente le zone disagiate del mezzogiorno italiano sono ritenute meno bisognose dei finanziamenti pubblici del Recovery Fund sia dal governo Conte che da quello Draghi con responsabilità che non sono solo della ministra Carfagna.

(foto pubblica su Facebook)

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