Politica: La destra vince ancora


Mentre è iniziato il testa a testa tra Donald Trump e Kamala Harris, che si concluderà nell’imminente super martedì elettorale degli Stati Uniti, nella nostra Italia e precisamente in Liguria, quello tra Marco Bucci e Andrea Orlando, si è concluso con un’altra vittoria della coalizione di centro destra.

Il sindaco di Genova Bucci ha vinto infatti con il 48,8% contro il 47,4% di Orlando, ma la percentuale di votanti è stata bassissima, non raggiungendo nemmeno il 45%, in netto calo rispetto alle precedenti tornate. Lo scarto tra i due candidati è stato davvero minimo con appena 8.424 voti di differenza.

Le prime parole del nuovo presidente della giunta regionale della Liguria sono state: “Sarò il presidente di tutti i liguri”.

All’ex ministro spezzino Andrea Orlando non è bastato raccogliere più voti a Genova, perché sono stati decisivi gli altri comuni della regione. Per quanto riguarda le forze politiche, il Partito democratico è il primo partito in Liguria con il 28,5%, quasi il doppio della percentuale di Fratelli d’Italia, che ottiene il 15,1%, perdendo quasi 12 punti rispetto alle europee del giugno scorso, a vantaggio delle due civiche a sostegno di Bucci.

Infatti la lista civica denominata Bucci presidente totalizza un lusinghiero 9,5%, la Lega l’8,5%, Forza Italia l’8%, l’Alleanza Verdi-Sinistra il 6,2%, l’altra lista civica a sostegno del centrodestra chiamata Orgoglio Liguria Bucci presidente pure raggiunge un sostanzioso 5,7%, la stessa cifra più o meno della civica a sostegno di Andrea Orlando Presidente, che raccoglie il 5,3%, il M5S invece non arriva nemmeno al 5% con un modesto 4,6%.

In effetti il Movimento penta stellato ha subito un vero e proprio tracollo, con il suo fondatore Beppe Grillo, che addirittura non ha proprio votato, perché il presidente del seggio di Sant’Ilario, la località di Genova della sua residenza, ha dichiarato che il famoso comico e politico non si è presentato nei due giorni di votazione. Il fondatore e attualmente ancora garante del movimento 5 stelle, dall’estate sta battagliando ferocemente con il presidente Giuseppe Conte, sui temi e le modalità di svolgimento della prossima assemblea costituente fissata il 23 e 24 novembre.

Sono arrivate le congratulazioni a Marco Bucci dalla premier Giorgia Meloni con diverse dichiarazioni espresse sui social media, attraverso le quali si è ribadito come con la sua guida in Liguria si potrà andare ancora avanti con la stessa dedizione che guida l’azione della coalizione di centrodestra al governo nazionale.

La segretaria nazionale del PD Elly Schlein evidenzia come le difficoltà degli altri abbiano impedito la vittoria, auspicando che questo risultato faccia riflettere tutte le forze alternative alla destra.

Schlein riconosce come anche il PD debba riflettere, nonostante abbia evitato polemiche e competizioni con le altre forze di opposizione al governo nazionale, perché l’avversario da battere deve essere esclusivamente la destra, che governa a livello nazionale e in Liguria.

Il leader del movimento, Giuseppe Conte, ha riconosciuto la sconfitta, rinviando i temi sul tappeto nella sua formazione politica, a cominciare dalla necessità del rilancio, all’appuntamento della Costituente di novembre. Conte ha dichiarato testualmente: “Non ci nascondiamo dietro un dito, è stato un risultato deludente, al di sotto delle aspettative. Una responsabilità che ci conferma l’assoluta necessità di rifondare il Movimento, ripartendo dalle attività di radicamento sui territori, che abbiamo intrapreso ma non si rivelano ancora sufficienti. Una carenza di cui eravamo pienamente al corrente già dopo il voto delle europee di giugno, nel quale comunque il movimento era riuscito a raccogliere una percentuale a due cifre”.

Insomma per il presidente Conte il momento cruciale e di ripartenza del movimento sarà necessariamente la prossima assemblea costituente. Ovviamente le dichiarazioni di Matteo Renzi, escluso dalla coalizione di centrosinistra proprio per il veto di Conte, sono di segno completamente opposto, esprimendosi con le testuali parole: “Oggi ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere, ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva. Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta”.

Non resta che aspettare le prossime elezioni regionali di Emilia Romagna e Umbria, in programma il 17 e 18 novembre, nelle quali la coalizione di centrosinistra si presenta con una formazione molto larga, anche se Renzi ha rinunciato a presentare il simbolo di Italia Viva, candidando suoi candidati nelle liste civiche a sostegno dei due candidati presidente.

Se il risultato dovesse essere favorevole al centrosinistra non solo in Emilia Romagna, dove per la verità dovrebbe essere abbastanza scontato, ma anche in Umbria, sarà chiaro il segnale che le opposizioni possano essere competitive, ma solamente nel caso riuscissero a presentarsi tutte assieme.

La crisi del movimento cinque stelle al momento non è solo clamorosamente pesante, ma appare anche inesorabile, perché va avanti almeno dalle europee e rischia di essere un fattore molto preoccupante di destabilizzazione della coalizione, anche in prospettiva dei futuri appuntamenti elettorali.

Giuseppe Conte ha dimostrato, con la decisione di non fare alleanze dopo la caduta del governo Draghi nelle scorse elezioni politiche, di non temere la rottura dell’asse con il Partito democratico, perché ritiene anzi che possa essere utile e vantaggiosa, per fare aumentare i consensi del suo movimento. Ma questo brusco calo di consensi potrebbe colpire pressoché definitivamente la sua ambizione di essere il candidato premier di una coalizione alternativa a quella della Meloni, mettendo in essere una vera e propria esplosione di tutto il campo delle opposizioni.

Tocca proprio al PD di Schlein cercare di compattare tutta la coalizione delle opposizioni, per essere come la segretaria afferma “testardamente unitari” e coinvolgere non solo le forze di sinistra, ma anche quelle del centro moderato, guidato attualmente da Matteo Renzi.

 

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