Pronto lo Swift contro la Russia


Dopo le sanzioni stabilite dagli Stati Uniti nel 2014, quando la Russia occupò la Crimea, che alla fine costarono una sua riduzione della crescita economica, ritenuta però tutto sommato accettabile da Putin, nella grave vicenda attuale dell’Ucraina le sanzioni dovrebbero essere molto più severe. Addirittura le sanzioni del governo di Washington sono preparate in modo tale da obbligare anche le aziende dell’Europa ad adeguarsi, per non essere escluse dai mercati degli Stati Uniti.

L’obiettivo di Biden

L’obiettivo principale del presidente Biden è isolare completamente il sistema finanziario russo dal resto del mondo, dalle transazioni Swift, che è  lo strumento principale per il trasferimento globale di denaro, se l’esercito di Mosca dovesse continuare a muoversi in modo violento in Ucraina.

L’Ofac (Office on Foreign Asset Control) è la sezione del Tesoro americana, che dovrebbe intervenire e pubblicare una lista nera di tutte le banche russe, come già avvenuto nel recente passato nei confronti dell’Iran. Se si attuasse la stessa misura ogni banca o impresa di altri paesi che accettasse transazioni con un’entità russa presente nella lista nera, sarebbe automaticamente esclusa da tutti gli scambi in dollari.

Insomma nel caso delle sanzioni inflitte dall’Ofac le banche e le imprese europee sarebbero costrette a scegliere se continuare a scambiare solo con i russi o farlo ancora con il resto del mondo attraverso il dollaro.

Quali sarebbero le conseguenze per il nostro Paese?

Biden, in caso di invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, vuole applicare subito il massimo della pressione per bloccare l’economia del paese di Putin e in questo caso ci sarebbero grandi conseguenze per l’Europa e anche, se non soprattutto per il nostro Paese.

Infatti nel 2019 il gas russo ha coperto circa il cinquanta per cento del fabbisogno italiano e nel 2020 le imprese italiane hanno esportato in Russia beni per circa 10 miliardi di euro, con l’esposizione di alcune banche italiane in Russia di oltre un miliardo di euro.

Se la crisi in Ucraina dovesse ulteriormente precipitare l’Italia si troverebbe pienamente coinvolta dal punto di vista economico, ma ancora non è chiaro quali eventi farebbero scattare da parte americana queste sanzioni così dure.

Putin potrebbe ripetere la stessa invasione non virulenta della Crimea come fece nel 2014, limitandosi ad occupare la regione del Donbass, dove peraltro già sono presenti alcune milizie locali sostenute dal governo di Mosca. Potrebbe addirittura capitare che buona parte delle forze politiche locali, collegate in diversi modi alla Russia, dichiarino con una deliberazione l’indipendenza della regione del Donbass dall’Ucraina per offrire l’opportunità a Putin di mandare sul territorio truppe militari in missione di pace.

D’altro canto una mozione per l’indipendenza del Donbass è già stata depositata alla Duma a Mosca e la regione potrebbe chiedere come la Crimea del 2014 persino un referendum di annessione alla Russia, ovviamente dopo che l’esercizio russo abbia preso il controllo del territorio con il pretesto di mantenere la pace tra la popolazione locale e l’Ucraina.

Insomma si cerca di evitare la guerra con l’Ucraina, ma il rischio di scontri tra gli eserciti non può assolutamente essere escluso e anzi sembra essere ancora piuttosto elevato. l’Europa dovrebbe a sua volta reagire con sanzioni proprie in caso di scontri violenti nella regione Ucraina, ma l’operazione sarebbe complicata perché occorre l’unanimità dei 27 paesi che compongono l’Unione Europea. E questa unanimità, se si considerano le posizioni sovraniste di alcuni stati non si riuscirà a raggiungere, anche perché l’ungherese Orban ad esempio, risulta essere un grande alleato di Putin, soprattutto per quello che riguarda la produzione dell’energia nucleare.

Intanto in Italia…

In tutto questo, per la questione dell’elezione della presidenza della Repubblica le istituzioni italiane sono state clamorosamente assenti in questi giorni e si attende ancora una presa di posizione, che tarda ad avvenire e che magari il ministro degli esteri Di Maio, a questo punto dovrà concordare assieme alle nuove figure istituzionali, che potrebbero emergere dopo i giorni convulsi di queste estenuanti votazioni presidenziali.

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