A 40 anni dalla Legge Basaglia, il 30 aprile durante la XX edizione di PulciNellaMente, è andata in scena la prima trasposizione teatrale di Matricola Zero Zero Uno, spettacolo ispirato dall’omonimo libro di Nicola Graziano.
La rassegna PulciNellaMente giunta alla sua ventesima edizione saluta il pubblico con un evento unico dall’alto valore storico, socio-culturale, la prima rappresentazione teatrale in anteprima nazionale di Matricola Zero Zero Uno, tratto dall’omonimo libro del magistrato Nicola Graziano, garante etico di PulciNellaMente. Il libro uscito nel 2017 per Ed. Giapeto è un viaggio documentario nel mondo degli internati, pagine intense, capaci di accendere riflessioni.
Il Teatro Lendi di Sant’Arpino, nonostante il lungo ponte primaverile, ha visto nella serata del 30 aprile – quarant’anni prima la Legge Basaglia metteva la parola fine ai manicomi – una platea numerosa, attenta ed emotivamente coinvolta dall‘adattamento teatrale di Antonio Iavazzo.
La Legge 180 è stata la prima e unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi, regolamentando il trattamento sanitario obbligatorio.
“Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione anche senza la costrizione”, questo dichiarò Franco Basaglia impegnandosi nel compito di riformare l’organizzazione dell’assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale, proponendo un superamento della logica manicomiale, da qui la 180 altrimenti detta: Legge Basaglia.
E ancora “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società civile, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia, allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragione d’essere”, passaggi di interviste rilasciate dal noto psichiatra e fautore della legge: Franco Basaglia.
Matricola Zero Zero Uno – anteprima teatrale nazionale
Una scenografia essenziale scandita dalle luci che si alternano sullo sfondo apre sulle note di Carmela cantata da Enzo Avitabile, qui tre mucchi di teli bianchi raggrinziti, iniziano a muoversi, giocano a carte, parlano. Tre entità senza identità. Discorsi sconnessi, lucidamente folli, restituiranno durante tutto il tempo, un assaggio di quella che poteva essere la vita manicomiale e dove un giorno, il magistrato Nicola Graziano si fece internare, identificato con la matricola 001.
Era il 27 ottobre del 2014 quando Nicola Graziano entrò sotto mentite spoglie nell’ OPG di Aversa, il primo manicomio giudiziario d’Italia. Non aveva commesso nessun reato ne era pazzo, egli voleva documentare la Follia di chi vive dietro le sbarre e fuori dalla società. All’epoca dei fatti nell’ OPG vi erano 154 internati che nei mesi seguenti verranno dirottati verso le R.E.M.S. Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza dove proseguiranno i programmi terapeutici. Nel giugno del 2016 l’ OPG di Aversa chiude con l’uscita degli ultimi due internati.
Varcato l’ingresso dell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Filippo Saporito” di Aversa, titolato al noto psichiatra aversano, Nicola Graziano è stato solo e solamente questo. La matricola 001! Pochissimi erano a conoscenza di questa sua folle avventura, in primis colei che all’epoca dei fatti era la direttrice dell’ex OPG di Aversa, ora direttrice della Casa circondariale di S. Maria Capua Vetere, la dottoressa Elisabetta Palmieri e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della Giustizia.
“Si trattava di un’idea molto audace, forte, rischiosa […] Un bel giorno di ottobre Nicola, una volta ottenute tutte le autorizzazioni, si è proprio costituito davanti alla porta dell’OPG, è stato prelevato dagli agenti di polizia penitenziaria ed è stato portato in matricola. Ha fatto un percorso come tutti gli internati detenuti, una vera e propria immatricolazione, una vera e propria visita medica d’ingresso, un vero e proprio colloquio con gli educatori, e poi un’immersione totale all’interno dei reparti detenitivi. Nicola ha vissuto con gli internati ne ha condiviso le storie di abbandono, di solitudine” riferisce la dottoressa Elisabetta Palmieri.
Al fianco della matricola Zero Zero Uno, ma nel suolo ruolo ufficiale di foto reporter, Nicola Baldieri. Le sue foto racconteranno di quei giorni da un’altra angolazione, quella fotografica, la vita negli OPG, immagini che scorreranno sul ledwall durante la rappresentazione teatrale. Aleggia durante tutta la durata della pièce una figura, ha esili fattezze femminili, vestita di bianco e dal volto truccato, volutamente irriconoscibile. É il volto di tutti e nessuno, lei è la Follia.
“Io sono tutto e niente. Io sono tutto e il resto di niente. Io sono tutto e niente del resto”
Testi lucidi, in bilico tra passato e presente, riflessioni, amarezze e rimpianti scandiscono un tempo dilatato dove la differenza, forse, è data dal mutare delle stagioni.
A fine rappresentazione il pubblico e gli stessi attori: Luigi De Sanctis, Giovanni Arciprete, Angelo Rotunno e l’unica presenza femminile, l’attrice Claudia Orsino, sono visibilmente commossi. Lo stesso autore del libro Nicola Graziano, protagonista di questo viaggio nella Follia, salito sul palco a fianco del regista Antonio Iavazzo e del direttore artistico del premio e di produzione Elpidio Iorio, non riesce a proferir parola. Solo più tardi, al dibattito di approfondimento sul tema degli ospedali psichiatrici in Italia, è riuscito a raccontare di questa sua incredibile avventura.
“Traslare in dimensione verticale un testo già pregnante è stata un’operazione straordinariamente complessa. Abbiamo fatto un’opera di sottrazione, di togliere, asciugare più che mettere. Siamo stati chiusi in questo manicomio virtuale ma si sono aperte tante porte. I vincoli ad un determinato livello creano libertà. Questi vincoli hanno creato spazi incredibili e ci tenevamo a far passare questa pregnanza di verità che andasse oltre tutti i cliché del disagio mentale” il regista Antonio Iavazzo.
Il pubblico è interessato, rimane in silenzio tutto il tempo, dilatato dalle interessanti e autorevoli testimonianze rese dagli ospiti che PulciNellaMente ha portato sul palco.
“Perché sono qui? Un giorno mi trovavo a visitare a Roma il Museo di Criminologia dove vidi delle fotografie che attirarono la mia attenzione. Erano ritratte delle persone, uomini con peluria, baffi ma con vestiti femminili. Erano logori, sporchi con una catena e con una ciotola come dei cani e nella didascalia lessi che erano persone internate al Manicomio di Aversa con Sindrome da travestimento, Era come se quegli sguardi mi chiedessero una cosa: non ci dimenticare, parla di noi. Non dimenticare che c’è stato un periodo fino agli anni cinquanta dove quelle come te che adesso hanno l’onore di stare su un palco, una volta erano trattate cosi. Per questo quando sono stata invitata ad Aversa ho chiesto di visitare quei luoghi dove c’è stata tanta sofferenza, da persona libera. Nello spettacolo ho sentito la parola lager, non è stata usata esageratamente, perché il concetto è lo stesso, ci vergogniamo di queste persone che non sono conforme alla normalità e le dobbiamo nascondere, non devono far parte della società cosiddetta normale. È stata fatta la stessa cosa nei campi di concentramento,dove oltre agli ebrei che hanno pagato il prezzo più alto, sono stati internati anche omosessuali, transessuali, diversamente abili e persone con problemi mentali. Oggi la nostra comunità sta chiedendo all’OMS la depatologizzazione della transessualità, perché mentre l’omosessualità nel 1990 è stata tolta dal manuale delle malattie mentali, tuttora la transessualità è ancora presente”. Un piccolo stralcio dell’accorato intervento di Vladimir Luxuria.
“Voglio partire da quella mattina quando io e Nicola abbiamo varcato quella porta, siamo stati coraggiosi ma il coraggio più grande l’ha avuto la dottoressa che ha messo il nulla osta favorevole a questa esperienza. Vorrei che quelle persone che ci hanno deriso fossero qui per vedere questo teatro cosi pieno. Ho imparato a mie spese che quando ti deridono, quando pensano che non sei nel giusto quello è il momento di andare avanti, perché hai una idea diversa, perché è lì che si è lanciato questa sfida. In una società che tende sempre ad omologare verso il basso, dove quando sei mediocre sei uguale agli altri, quando sei diverso dai fastidio [..]. Ho cercato di sentire oltre le loro parole, oltre i gesti, oltre i muri, così è nato questo libro. Un viaggio che racconta il viaggio dentro l’anima di queste persone” spiega in chiusura Nicola Graziano.
A fine serata è stata consegnata la targa di PulciNellaMente alla direttrice della Casa Circondariale di S. Maria Capua Vetere, Elisabetta Palmieri; a Enrico Beniamino de Notaris, psichiatria – Università di Napoli Federico II; a Vladimir Luxuria, attivista, opinionista e scrittrice; a Franco Corleone Garante dei detenuti della regione Toscana e già Commissario Unico del governo per il definitivo superamento degli OPG ed il completamento delle REMS, a quest’ultimo oltre la targa anche il premio PulciNellaMente, rappresentato dal Maccus, antica maschera delle fabulae atellane.
Al dottor Nicola Graziano oltre la Targa anche un’opera rappresentante due volti sovrapposti, titolata 001.
foto: Angela Garofalo