Il 12 Giugno 2022, oltre 50 milioni di elettori italiani sono chiamati alle urne ad esprimersi su 5 quesiti referendari, promossi dai radicali e dalla Lega. Si tratta di un referendum abrogativo che per essere valido richiede la partecipazione della metà più uno degli aventi diritto al voto. Come sempre, c’è molta confusione. Cosa accade se passa il SI? E se passa il NO? Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Referendum del 12 Giugno, Cosa accade se vince il SI e cosa accade se vince il NO
I seggi saranno aperti dalle ore 7 fino alle ore 23.00. Gli elettori potranno recarsi presso la loro sezione elettorale durante tutta la giornata del 12 giugno per votare Sì o No ai cinque quesiti referendari.
Se si vota Sì, si è a favore dell’abrogazione della norma; se si vota No, si vota contro l’abrogazione della norma, e quindi per il mantenimento dello status quo.
Referendum del 12 Giugno. L’incognita del Quorum: qualora il quorum venga raggiunto, il referendum sarà valido; qualora non venga raggiunto, il voto sarà annullato. Sussiste anche la remota possibilità che il quorum venga raggiunto solo per alcuni dei quesiti referendari; in tal caso, saranno validi solo quelli votati dal 50%+1 degli aventi diritto.
Schede e quesiti referendari
- Scheda n.1 – Scheda rossa
La prima scheda, quella rossa riguarda l’abrogazione della legge Severino (Severino è il cognome dell’ex ministra Paola Severino della Giustizia del governo Monti, che ha dato il nome alla legge e che è stata anche data in corsa per il Quirinale).
Questa norma vieta la candidatura e l’eleggibilità a qualunque carica pubblica per le persone condannate in via definitiva a più di 2 anni di carcere, per reati di corruzione, concussione, collaborazione con la criminalità organizzata o organizzazioni terroristiche e per delitti non colposi con pene dai 4 anni in su.
Inoltre, la Severino prevede la sospensione della carica per 18 mesi in caso di condanne non definitive o la decadenza in caso di condanna definitiva.
Il quesito presentato chiede di eliminare completamente questa norma, per lasciare la decisione ai giudici caso per caso. Se dovesse vincere il sì, anche i candidati per reati gravi potranno concorrere per le cariche pubbliche, salvo diversa indicazione del giudice.
- Scheda n.2 – Scheda Arancione
Il secondo quesito (scheda arancione) del Referendum del 12 Giugno chiede una riforma della custodia cautelare, una misura preventiva applicata per limitare la libertà a un imputato durante un processo, in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o di reiterazione dei reati, come delitti personali o legati alla criminalità organizzata.
Il quesito chiede quindi di eliminare la custodia preventiva in caso di pericolo di reiterazione del reato per i delitti puniti con un massimo di 5 anni di carcerazione o 4 in caso di arresti domiciliari.
L’eccesso di carcerazione preventiva è un problema reale. In alcuni casi come lo stalking, la truffa, e reati fiscali e finanziari, il pericolo di reiterazione del reato appare però un pericolo obiettivo.
- Scheda n.3 – Scheda Gialla
Il terzo quesito (scheda gialla) interviene sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Il ruolo dei primi è appunto di esprimere un giudizio sui casi, mentre il ruolo dei secondi è di promuovere l’azione penale contro gli imputati.
Oggi, il passaggio tra i due ruoli è limitato a un massimo di quattro volte con alcune regole, tra cui l’impossibilità di svolgere entrambe le funzioni all’interno dello stesso distretto giudiziario. Tuttavia, se la riforma presentata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia dovesse venire approvata, il numero di passaggi possibili scenderebbe a uno.
Il quesito, invece, chiede che venga eliminata completamente la possibilità per i magistrati di cambiare carriera da giudice a pubblico ministero e viceversa, imponendo quindi di dover scegliere in maniera definitiva a inizio carriera se diventare giudice oppure pubblico ministero.
E’ il quesito più importante in termini di sistema, che si inserisce nella scia della riforma dell’articolo 111 della Costituzione del 1999, che in chiave liberale richiede un giudice terzo rispetto ad accusa e difesa e prima ancora alla riforma del codice di procedura penale che nel 1989 ha introdotto il rito accusatorio nel processo, rispetto al precedente inquisitorio.
Chi vota SI ritiene sia preferibile che siano distinti i ruoli dei magistrati inquirenti, rispetto a quello dei magistrati che devono essere più predisposti ad essere terzi nel giudizio, fin dall’inizio del loro percorso di studi.
- Scheda n.4 – Scheda grigia
Il quarto quesito (scheda grigia) vuole intervenire sulla valutazione dei magistrati effettuata dalla Corte di cassazione e dai Consigli giudiziari. Ogni quattro anni i magistrati sono valutati da un consiglio disciplinare, composto da altri magistrati, cioè giudici e pubblici ministeri, da avvocati e professori universitari di materie giuridiche. Mentre tutti i membri del consiglio collaborano alla formulazione del giudizio, il voto sulla valutazione finale spetta solo ai magistrati.
Il quesito vuole quindi estendere il potere di voto sulla valutazione dei magistrati anche agli avvocati e ai e ai professori universitari.
- Scheda n. 5 – Scheda Verde
Il quinto quesito (scheda verde) intende abolire l’obbligo di raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Consiglio superiore della magistratura.
Il Csm è composto da 27 membri, di cui 3 di diritto – cioè non eletti, che sono il presidente della Repubblica più il presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione – e gli altri eletti.
Il suo ruolo è governare la magistratura, valutando e gestendo in maniera autonoma le azioni di giudici e pubblici ministeri. Tra i suoi compiti c’è anche la gestione dei concorsi, gli avanzamenti di carriera, gli spostamenti e le sanzioni disciplinari. Esclusi i tre membri di diritto, gli altri 25 vengono eletti per due terzi dai magistrati e per un terzo dal Parlamento.
Per diventare membro del Csm, un candidato o una candidata deve ottenere le firme di almeno 25 magistrati che svolgono un ruolo di supporto alla candidatura. Il quesito propone quindi di eliminare la raccolta firme, per permettere al candidato o alla candidata di presentare liberamente una candidatura, senza la necessità di un appoggio.