Il giornalista e grafico napoletano Riccardo Marassi, oggi in pensione, ha rilasciato un’intervista esclusiva al nostro collaboratore Nicola Chiacchio. Di seguito le dichiarazioni integrali del vignettista classe 1957. I suoi lavori sono stati pubblicati su Il Mattino, La Repubblica (inserto Satyricon), L’Espresso, L’Unità (rubrica Tango), Paese Sera ed Il Messaggero.
Riccardo Marassi e la satira: tra ricordi, pensieri e curiosità di questo mondo
A: “Eccoci quindi in compagnia di Riccardo Marassi. Cominciamo subito: da cosa nasce la sua passione per la satira?”
B: “Si è trattato di una passione generazionale. Ai miei tempi la politica aveva molto più rilievo di oggi”.
A: “C’è differenza tra la satira televisiva di oggi e quella che lei ha proposto per trent’anni?”.
B: “Assolutamente, la satira televisiva appare come un qualcosa di troppo istituzionalizzato, e così perde quasi tutta la sua funzione. Fare satira in questo modo è inutile poiché non dà fastidio a nessuno. Tanto vale fare informazione”.
A: “Vedendo le sue vignette, non si può certo definirla un caricaturista. Lo conferma?”.
B: “È il personaggio che assomiglia alla mia vignetta, non la vignetta che assomiglia al personaggio. Giorgio Forattini ad esempio era un caricaturista, a me invece non piace sporcare troppo la vignetta, bastano pochi tratti caratteristici”.
A: “Si è sentito un po’ di parte nel fare il suo lavoro?”.
B: “Spero di essere riuscito a non fare satira militante come Vauro Senesi. La mia formazione culturale mi porta fare vignette di sinistra, ma spesso nel corso degli anni ho fatto anche vignette su Prodi, ad esempio”.
A: “Oltre alle vignette, ha però anche scritto articoli”.
B: “Sì, soprattutto su Linus. Realizzavo vignette accompagnate da testi o addirittura falsi oroscopi. Oggi però sono in pensione e mi dedico alla vita privata”.
Riccardo Marassi su Charlie Hebdo: “La loro satira è troppo provocatoria”
A: “Che grado di importanza ha la contestualizzazione del messaggio?”.
B: “Risulta fondamentale, perché a seconda del contesto questa può cambiare o meno. Pensate a Charlie Hebdo…”.
A: “A proposito, cosa ne pensa di quanto successo loro? Ha mai temuto anche per la sua persona?”.
B: “In trent’anni non ho mai preso querele, e questo si spiega per soli due motivi: o perché le mie vignette non interessavano a nessuno (ride, ndr.), o perché non erano tecnicamente querelabili. Ci deve essere equilibrio tra l’insulto ed il colpire la parte debole del soggetto della vignetta stessa. C’è una linea che non bisogna mai superare. Per quanto riguarda Hebdo, non ho mai apprezzato enormemente il loro lavoro. Il fatto è che l’idea di satira come provocazione mi fa incazzare, e diciamo che loro sono andati oltre, hanno esagerato. Si distaccano un po’ dalla mia idea di fare satira”.
A: “Ha pubblicato tre raccolte. Cosa può dirci a riguardo?”
B: “Fratellastri D’Italia è una raccolta di vignette generali, non c’era un’idea particolare dietro. Le due raccolte successive invece contenevano numerose vignette che erano state censurate nel corso degli anni. L’ultima soprattutto, la terza, (Centotrenta vignette sull’uomo che si è fatto da sé, ndr.) era dedicata totalmente a Silvio Berlusconi”.
Riccardo Marassi e Silvio Berlusconi: un rapporto burrascoso
A: “Berlusconi, uno dei personaggi che negli anni è stato spesso protagonista dei suoi lavori…”.
B “Sì, ed è stato anche quello che mi ha messo più in difficoltà di tutti. La vignetta è iperbole, e talvolta Berlusconi mi ha superato. Le vignette a lui dedicate divennero un semplice racconto di realtà e non più iperboliche. C’è stato un periodo dove fare satira è diventato complicato, cose che in paesi come Germania ed Olanda avrebbero indignato, in Italia erano considerate normalità”.
A: “Cosa ne pensa invece della satira in rapporto ai social media? Ci sono dei pro e dei contro?”.
B: “Sicuramente la satira grazie ai social ha un’accessibilità maggiore, perché si può pubblicare in maniera illimitata, ma al contempo lo spazio di riflessione è sempre più striminzito. Devi fare qualcosa che colpisca davvero, altrimenti dopo pochi secondi la gente si è già dimenticata cosa hai fatto. Ma questo vale per l’informazione in generale, non solo per la satira”.
A: “Per concludere, qual è il suo ricordo più bello di questi trent’anni di lavoro?”.
B: “Il colloquio che feci per Il Mattino, con l’allora direttore Pasquale Nonno. Mi presentai lì, gli parlai per mezz’ora delle mie idee e delle mie vignette, per poi lasciargli una cartella con alcuni lavori. Alla fine mi dissero che, nel caso, mi avrebbero fatto sapere, ed io senza pretese stavo tornando a casa. Ma dopo pochi minuti mi arrivò una telefonata. “Ah ma tu fai le vignette?”, mi disse il direttore. “Fai una cosa, fammene una per domani che la pubblichiamo”. Non aveva ascoltato nulla di ciò che gli avevo detto, ma gli erano piaciute. Ho iniziato così a fare il vignettista, quasi per caso”.
A: “Si ringrazia il sign. Marassi per la disponibilità”.
B: “Grazie a voi”.