Stasera si decreterà il vincitore della sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo
Prima di cominciare la gara, sale sul palco il gruppo rock de “I ladri di carrozzelle”, ensemble composta da ragazzi diversamente abili con un vocalist non-vedente pieno di autoironia che canta “non ci vedo più ma stravedo per la vita” e aggiunge, a proposito di scendere le scale dell’Ariston
Tranquillo, Carlo, le scale le faccio ad occhi chiusi!
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Alla presentazione della giuria di esperti, a poche sedie da Rita Pavone siede la youtuber Greta Menchi; qualcuno ancora si chiede cosa faccia esattamente lì; il dubbio non viene chiarito e lo spettatore assiste ad un’altra passerella delle Forze Armate, questa volta dedicata in particolare all’ Arma dei Carabinieri, oltre all’invito del conduttore di inviari un contributo via SMS, con la chiosa finale
l’ho fatto anch’io, al massimo delle mie possibilità.
Incommentabile, perchè non controllabile. La Vita è fatta di atti di fede.
Primo ospite Zucchero, sempre più somigliante a Pavarotti, con la voce e i suoi graffi di cockeriana memoria è così bravo nell’esecuzione di “Ci si arrende” che sembra un playback.
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E finalmente appare Maria: ognuno ha il suo stile, lei ha il suo, ma ha dimenticato di portarlo con sè a Sanremo, in compenso non ha dimenticato “C’è posta per te” versione sanremese. Ogni cantante in gara riceve incoraggiamento da un altro artista.
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Elodie li riceve da Loredana Bertè, la sua canzone è tra le favorite per il podio, ma la mise più bella resta quella della prima serata. Michele Zarrillo “Mani nelle mani” torna al festival ed è tutta lì la sua vittoria, nel suo sorriso, nella riguadagnata salute e nella capacità di tenere ancora il palco. A lui fa seguito Sergio Silvestre (“Con te”) ed una splendida Fiorella Mannoia in rosso, molto tesa all’inizio che tiene il palco con grande carisma, sostenuta da un brano che meriterebbe il podio.
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Segue il necessario siparietto di presentazione della nuova fiction “C’era una volta Studio Uno”, con protagoniste in grande spolvero per l’occasione.
La gara riprende con Fabrizio Moro, più padrone della scena rispetto alla prima sera, e con Alessio Bernabei che ripropone “Nel mezzo di un applauso”; spezza il fiato della competizione Maurizio Crozza che arriva finalmente in teatro indossando i panni del senatore Antonio Razzi e cantando un bel brano su Donald Trump. Ma dura poco, perchè la gara incombe e il tempo è tiranno e così si esibisce Marco Masini in questa nuova veste matural-hip ed un brano con un testo molto sentito.
Zucchero torna con “Partigiano Reggiano”e relativa intervista e ringraziamenti al Festival per il tempo passato insieme, oltre al doveroso omaggio a Pavarotti con “Miserere”.
Le donne del festival sono, quest’anno, donne di spessore prima umano e poi artistico: Paola Turci conferma che l’aria è quella, meriterebbe il podio per una melodia che arriva presto all’orecchio e per un testo che se la gioca a pari merito con quella della Mannoia. Meno impegnativo e assai più sanremese “Ora esisti solo tu” presentato da una Bianca Atzei di fiori vestita.
Avremmo fatto volentieri a meno di Tina Kunakey Di Vita
se non fosse che questa ragazzina dicianovenne parla poco l’italiano ma ragiona bene, soprattutto parla con misurata -forse studiata- sincerità del suo amore con Vincent Cassel. Poi arriva il personaggio di questa edizione sanremese: Francesco Gabbani che ricorda molto la voglia di stupire del primo Mengoni. Dopo le donne incinte della Bertè era necessaria la scimmia, sul palco dell’Ariston; questioni di evoluzione, probabilmente.
Molto gradevole l’interpretazione di Chiara di “Nessun posto è casa mia”, maturità e un’allure che fa tanto signora, ma va bene così; segue Clementino che già dietro le quinte appare teso, forse sente la pressione del festival più importante della canzone nostrana, forse si sente costretto nel ruolo di BIG; allora scava dentro di sè e sembra trovare la grinta giusta nell’animo da ragazzo fuori e dà un’interpretazione molto più sentita del suo brano. Che questa volta arriva al pubblico in maniera assai più incisiva.
Finalmente il premio alla carriera a Rita Pavone, 55 anni di carriera e la capacità di emozionare ancora con “Mio cuore”, lei sì in diretta, tanto che deve far segno ai fonici di alzare il volume per poter lanciare la voce. E ci riesce, a 72 anni, il giurato ye-ye.
Ermal Meta non convince, Federica Comello sembra la figlia della fata turchina ed è forse più credibile in macchina che sul palco dell’Ariston; ma ha una bella voce, crescerà anche lei. Enrico Montesano non fa in tempo ad uscire che già parte la gag delle scale, fatte alla maniera sua e un bel monologo che ci riporta un pò della nostra storia.
La gara prosegue con Samuel che convince anche stasera; brano simpatico, accattivante e con buone aspettative commerciali. Michele Bravi, generazione web, scrive il suo personale “Diario degli errori”; bella presenza, bella vocina, crescendo somiglierà meno a Noemi ma sicuramente non perderà il suo pubblico, quel target per cui si è attrezzato ad essere.
Geppy Cucciari dà vita a “Sanremo per te” e ci restituisce una De Filippi più umana, o forse più a suo agio nella simulazione dello studio del suo sabato sera e poi tocca con precisione chirurgica e mano leggera ma implacabile, alcuni temi scottanti della cronaca nostrana.
Alvaro Soler delizia mamme e bambine e poi, alla fine ilresponso finale:
Clementino arriva ultimo, dispiacere anche per Masini e fischi in sala per il quinto posto di Paola Turci; si contenderanno la vittoria Fiorella Mannoia, Ermal Meta e Francesco Gabbani magari in quest’ordine.
Il premio per il testo migliore è della Mannoia, così come quello della sala stampa; il premio della critica va a Meta e un premio per l’orchestrazione ad Al Bano. Tim premia Gabbani, il più scaricato oggi sulla Rete.
Ore 01.25, la tensione non scema e i risultati non arrivano;la spallina della Mannoia scende, stanca, mentre si proclama che Meta è terzo. La vittoria di Gabbani è un colpo al cuore per chi ama la musica.
Perchè Sanremo è Sanremo!