La sparatoria in un centro per disabili a San Bernardino (USA) riporta duramente l’attenzione sulla questione del terrorismo di matrice islamica
Alle ore 20.00 (ora italiana) del 02 dicembre c.a. si è verificata, in una cittadina a est di Los Angeles, l’ennesima sparatoria ad opera di due persone (marito e moglie) che hanno interrotto la festa di Natale dei dipendenti dell’ Inland regional Center uccidendo 14 persone e ferendone 17, in virtù di un raid compiuto con fucili d’assalto di origine sovietica, ormai in uso presso molti eserciti del mondo perchè affidabili, facili da usare ma soprattutto economici.
Prima ancora di comprendere il movente di questa strage, ancora una volta l’America si interroga sull’efficacia del secondo emendamento (legge per il possesso e l’acquisto delle armi, ndr), sulla possibilità di acquistare le armi muniti solo di un documento di identità; e non è proprio il caso, in tali circostanze, di scomodare i campi di addestramento siriani per giustificare l’abilità di maneggiare queste armi, poiché i poligoni esistono -e funzionano- in ogni parte del mondo, in Europa come negli USA. E’ pur vero che la Rete offre, ancora una volta, l’ampia scelta di acquistare questi (come altri) fucili all’interno di un ampio mercato dell’usato, le cui regole sono oscure solo per chi non si è mai approcciato ad esso. Il presidente Obama si è espresso a favore di una legge più restrittiva, nonostante questa sia una posizione che va in netto contrasto con la lobby dell’industria militare.
Ma la facile fruibilità non può essere l’unica motivazione atta a spiegare questa strage; l’ FBI non si è ancora pronunciata in merito alla matrice dell’atto sanguinario, ma in una nazione che ha vissuto sul proprio territorio l’11 settembre, in un villaggio che è globale solo quando si tratta di mercato e di media e che ancora piange le vittime della notte buia di Parigi, è comprensibile che il profilo dei due killers li trasformi, agli occhi del mondo -non solo degli americani- in due possibili attentatori dell’ ISIS.
Molto cauta la polizia della contea di San Bernardino, che, parallelamente all’indagine federale, sta seguendo la pista secondo la quale all’origine del gesto ci sarebbe la questione personale, basata su uno scontro professionale (lavorava al centro come ispettore sanitario). Non va dimenticato, infatti, che Syed Farook è un cittadino americano (nato in Illinois, di religione musulmana) che ha studiato in America e che ha dei forti legami familiari sul territorio: sia la moglie (che lo ha inspiegabilmente seguito nel raid e che con lui è morta) che la famiglia d’origine (i genitori ai quali viene lasciata la bimba di sei mesi della coppia) vivono negli USA.
Un altro esempio di psicopatico fuori controllo, una cellula dormiente o il gesto emulativo che verrà sfruttato per una nuova campagna del manzoniano “dàgli all’untore”: la verità di fondo è questo atto criminoso ha contribuito, qualunque ne sia la matrice, a propagare il Terrore in una nazione che -troppo spesso- viene considerata inviolabile ma che inviolata non è più.
Intanto, il fratello del killer è stato arrestato, il cognato ha rilasciato dichiarazioni in cui chiarisce che nulla lasciava presagire un gesto di tale entità e il presidente della locale comunità dei musulmani si è dissociato dall’azione sanguinosa compiuta da Farrok.