Sognando Fuerteventura in zona rossa (e odiando chi ci va)


Allora, la storia più o meno è declinata in questo modo dal popolo social in questi giorni:
“Cioè posso andare alle Canarie, ma non posso uscire da casa, è uno schifo, sindaco d’Italia dimettiti”.

Sognando Fuerteventura in zona rossa (e odiando chi ci va)

Partiamo allora dalla completezza dell’informazione: alle Canarie potevi andarci anche prima. Lo sanno bene gli influencer che si sono spostati a fare i loro fantastici contenuti a Fuerteventura già a gennaio. Solo nei miei feed ne ho visti un paio. Ma del resto anche Tony Colombo Tina Rispoli sono andati felicemente a svernareDubai lo scorso inverno senza infrangere alcuna regola, anzi: tutto perfettamente lecito.

E sì, è chiaro che fanno ribollire il sangue quelle spiagge da sogno e quella vita in vacanza a chi, come me, è oltre un anno che sta chiuso in casa e che Google Maps l’altro giorno mi ha detto che negli ultimi tre mesi l’unico posto che ho scoperto è stata Villa Literno. Certo, che mi parli di viaggi che l’unica cosa sensata che ho potuto fare nel 2020 è due bagni in piscina a Ischia? L’ostentare richiederebbe una certa dose di empatia umana, un “evitiamo che forse non è il caso”. Ma torniamo sempre al punto di partenza: la sensibilità non si impone per legge.

…e allora tanti cari saluti da Fuerteventura

E la legge italiana, con tutto l’annesso impianto normativo atto a contenere la pandemia da Covid-19, prevede che io in questo momento possa viaggiare per turismo. Basta la consueta autocertificazione, il rispetto dei protocolli di contenimento Covid imposti dallo Stato in cui è possibile recarsi e quelli per rientrare in Italia e tanti cari saluti: potete inviare le vostre cartoline esotiche o postare foto da urlo sui vostri canali Instagram.

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… e allora tanti cari saluti da Fuerteventura

Certo, il paradosso è agli occhi di tutti anche fuori dai nostri confini. Il caso di Maiorca è emblematico: rimosso il blocco della Germania agli spostamenti verso la Spagna (declassata per livello di rischio), i tedeschi sono tornati a invadere quello che amabilmente viene chiamato il diciassettesimo lander (dispiace per Ischia, che pure ha una presenza di turisti massiccia in tal senso) e hanno prenotato de botto tutti insieme per le vacanze di Pasqua. Una situazione paradossale perché gli spagnoli a Maiorca non possono andarci. E i tedeschi non possono andare in vacanza in Germania. Ma i tedeschi possono andare in vacanza a MaiorcaC’est la vie.

(d’altro canto ricordo perfettamente a El Arenal i carretti che vendevano bockwurst enormi in panini piccolissimi)

Grecia e Italia, una faccia, una razza

Ora però torniamo a noi: che si possa andare all’estero non è una novità. Ma sta diventando il solito dibattito classista tra privilegiati e non. Mentre qui di privilegi non si parla. Così come non si parla di privilegi per i vaccini. Si tratta di regole scritte (bene o male rientra nella nostra personalissima opinione) a cui attenersi. Le regole tracciano i confini entro cui ci possiamo muovere. Sono l’unica certezza in un mondo di considerazioni personali.

Si veda ad esempio la Grecia, grande protagonista del dibattito a livello europeo sul nascente passaporto vaccinale: i nostri cugini dall’altra parte dell’Adriatico non possono permettersi certo una seconda stagione monca da un punto di vista di arrivi turistici. Si stima che tra indotto diretto e indiretto il turismo componga il Pil greco di circa il 30 percento. Ora provate a chiedere a un greco se ha più paura del Covid o di fare la fame di nuovo a luglio e agosto e vedrete che la risposta forse non è così scontata.

Ah, sapete quale Stato pure ha un importante indotto turistico e che, come scrivevo su Cronachedi qualche settimana fa, nel 2018 vedeva il turismo rappresentare il 13% del Pil e che nel 2019 era il quarto Paese più visitato al mondo? Indovinate?

(vi do’ un suggerimento: se state leggendo questo articolo probabilmente ci abitate)

Non si muore solo di Covid

Il Covid e il suo contenimento hanno monopolizzato il mondo per oltre un anno, ma è un dato di fatto che alcuni settori sono ormai devastati dall’impatto della prima pandemia del mondo globalizzato sugli affari. Il turismo è uno di questi, anzi: il turismo, secondo questa fotografia di AGI, è il settore che a ottobre 2020 usciva più rotto in assoluto dalla pandemia. In ballo ci sono le vite di un intero indotto perché non si muore solo di Covid, ma anche di stenti. Con i vaccini alle porte e le soluzioni allo studio per salvare il salvabile, procedere allo scontro intestino al popolo tra “chi può” e “chi non può” è un atto di becero egoismo che non guarda al quadro globale della situazione: c’è bisogno di tornare alla normalità, e non solo per la nostra salute mentale, ma anche per tutti quelli che in questa pandemia si sono fermati con la promessa che non sarebbe stato per sempre.

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