Spagna, il Primo Ministro Sanchez promette di rendere illegale la prostituzione


Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez ha giurato, in una recente dichiarazione alla stampa iberica, di essere disposto a fare di tutto per “abolire” la prostituzione nel paese, dicendo che, a suo parere, è inaccettabile che tale forma di moderna “schiavitù” femminile possa essere ancora tollerata in un paese occidentale.

In un discorso tenuto alla fine di un congresso, durato tre giorni e svoltosi a Valencia, con il Partito Socialista, di cui il Primo Ministro è membro, Sanchez ha evidenziato e lodato le politiche progressiste e “modernizzanti”  introdotte dal suo governo, che hanno aiutato la Spagna, a dire suo e dei suoi colleghi di governo appertenenti allo stesso partito, “ad avanzare e progredire”, come ad esempio le leggi più severe e stringenti sulla violenza domestica, l’aumento del salario minimo, le sovvenzioni alle startup per i giovani under-30 ed il sostegno alle famiglie.  “E da questo congresso emerge quest’oggi un nuovo impegno, che farò del mio meglio per portare a termine. Avanzeremo abolendo ed eliminando completamente la prostituzione, che schiavizza le donne“, ha dichiarato, senza fornire però ulteriori dettagli sulla strategia e sulle modalità di attuazione di questo “piano”.

Mentre lo sfruttamento sessuale è illegale in Spagna, la prostituzione non è, non ancora, per lo meno, stata regolamentata.

Non c’è al momento alcuna pena prevista dall’ordinamento spagnolo per coloro che offrono servizi sessuali a pagamento di loro volontà, purché tale “servizio” non venga offerto in spazi pubblici. Le leggi spagnole si concentrano invece maggiormente sulla lotta al traffico di esseri umani.

Anche se quello dei “sex workers” non è riconosciuto come un settore lavorativo “ufficiale”, ci sono un gran numero di bordelli “legali” in tutto il paese, molti operanti come hotel o come strutture ricettive “di facciata”. Un uomo su tre in Spagna ha dichiarato di aver pagato per del sesso almeno una volta nella vita, secondo un’indagine condotta nel 2009 dal Centro di Investigazione Sociale (CIS).

Gli attivisti sostengono che il “limbo legale” costruito e mantenuto intorno alla prostituzione non faccia altro che alimentare la domanda di traffico sessuale in tutto il Paese. Sanchez, che è entrato in carica nel gennaio 2020 alla guida di un governo di coalizione di minoranza, dopo che il suo partito socialista è arrivato primo in due, a dir poco inconcludenti elezioni nazionali, parrebbe aver finalmente preso la decisione di cambiare le carte in tavola.

Molti analisti osservano come questo passo sia semplicemente la concretizzazione di un punto già incluso all’interno del manifesto elettorale del Partito di Sanchez durante le elezioni, il quale già nel 2019 aveva definito la prostituzione come “uno degli aspetti più crudeli della femminilizzazione della povertà, e una delle peggiori forme di violenza contro le donne”.

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