Spagna, tensioni per una manifestazione anti-LGBT organizzata dai gruppi neonazisti


Una marcia neonazista svoltasi a Madrid ha creato enorme preoccupazione nell’opinione pubblica spagnola, ed ha riacceso le discussioni sull’aumento dell’omofobia nel paese iberico. Circa 200 persone si sono riunite sabato scorso nel quartiere gay-friendly di Chueca – noto per essere il centro delle celebrazioni annuali del Pride Day spagnolo – dove hanno gridato insulti come “via i gay (ndr: insulto censurato) dal nostro quartiere” e “via quei sidosos (ndr: le persone affette da AIDS) da Madrid“, mentre marciavano verso la Puerta del Sol, uno dei simboli della città.

I procuratori di Madrid hanno avviato un’indagine per crimini d’odio, ed hanno richiesto i rapporti alla polizia ed alla delegazione del governo regionale, che si sono occupati per primi della vicenda.

Durante le oltre due ore di manifestazione, il gruppo  di facinorosi ha fatto esplodere razzi, ha esposto cartelli con simboli di estrema destra e ha espresso il suo disprezzo per i migranti minorenni e per i migranti in generale. I partecipanti – scortati dalla polizia antisommossa e da diversi furgoni della polizia nazionale – hanno anche sventolato bandiere spagnole e simboli della Juventud Nacional (Gioventù Nazionale), un’organizzazione legata al partito di estrema destra España 2000 (Spagna 2000).

Oltre ai canti omofobi, i manifestanti hanno urlato “Ecco i nazionalisti“, riferimento a coloro che hanno sostenuto il dittatore Francisco Franco durante la guerra civile spagnola. Una persona è stata arrestata per “aver aggredito un altro manifestante“, secondo Inmaculada Sanz, portavoce del Comune di Madrid.

La marcia è stata organizzata dall’Associazione San Blas-Canillejas con lo slogan “Say No to the 2030-2050 Agenda” (Diciamo no al programma 2030 – 2050), in riferimento alle riforme previste dal governo spagnolo in materia di istruzione, sanità, tasse, lavoro, pensioni e ambiente per i prossimi tre decenni. In un’immagine utilizzata per promuovere l’evento sui social media, gli organizzatori hanno descritto queste riforme come “un attacco alla cultura e all’identità del popolo spagnolo“.

Fonti della delegazione del governo centrale a Madrid hanno riferito di aver autorizzato la manifestazione con l’intesa che fosse una marcia antigovernativa, e non una protesta dichiaratamente omofoba e neonazista.

Il Ministro dell’Uguaglianza Irene Montero, esponente della sinistra per la coalizione Unidas Podemos, ha scritto su Twitter domenica che avrebbe intrapreso un’azione legale contro gli organizzatori, aggiungendo che il governo centrale – formato da una coalizione tra il Partito Socialista (PSOE) e il suo stesso partito – sta finalizzando una cosiddetta “Legge Trans” mirata a proteggere i diritti della comunità LGBTQ+.

La marcia arriva in un momento di crescente preoccupazione per l’omofobia in Spagna. Secondo l’Osservatorio spagnolo sui diritti LGBT, ci sono state 103 aggressioni omofobiche finora quest’anno a Madrid. Ciononostante, la governatrice della regione di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, esponente del Partito Popolare (PP), tradizionalmente conservatore, che ha impugnato la legge sul matrimonio omosessuale introdotta nel 2005, ha affermato la scorsa settimana, scatenando numerose polemiche, che “l’omofobia esiste solo nella testa della sinistra”.

Ayuso ha anche affermato di essere aperta a “rivedere” la legge regionale contro l’omofobia, approvata dalla precedente amministrazione conservatrice nel 2016, facendo propria una richiesta del partito di estrema destra Vox, sui cui voti il PP fa affidamento per le attività di opposizione in parlamento.

Il leader di Vox Santiago Abascal, nel frattempo, ha dal canto suo descritto i manifestanti come un “gruppo di pazzi e fanatici” aggiungendo che la manifestazione “puzzava di fogne socialiste, suggerendo in ta modo che la protesta fosse stata organizzata da ambienti di estrema sinistra.

I dati del Ministero dell’Interno riflettono che, nei primi sei mesi di quest’anno, la polizia e la guardia civile hanno ricevuto 610 rapporti relativi a crimini d’odio, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Un recente sondaggio condotto dallo stesso Ministero ha rivelato che appena una persona su 10 che subisce un crimine d’odio lo denuncia alla polizia.

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