Sting, tra musica e sociale. Englishman in New York e Russians


Il musicista omaggia anche lo scrittore Quentin Crisp con il brano Englishman in New York.

Sting, pseudonimo di Gordon Matthew Thomas Sumner, ha sempre incluso nei sui testi l’aspetto sociale del nostro tempo, fin dalla band The Police, l’occhio attento e critico ha prodotto veri cult come ‘Roxanne’, il primo brano dei The Police del 1978 che parla di una prostituta, o il simpatico ‘Canary in a colmine’ (Canarino nella miniera) sulle paure e fobie che generano l’isolamento dal reale.

La sensibilità verso temi sociali si evidenza durante la sua carriera da solista, dove non è solo un raffinato cantautore solista, ma anche paladino dei diritti umani e delle cause ambientali fondando la Rainforest Foundation per la salvaguardia delle foreste pluviali.

Sting e i movimenti ambientalisti

Verso la fine degli anni ottanta, Sting sostenne fortemente i movimenti ambientalisti e umanitari, come Amnesty International; infatti, contribuisce sia al Band Aid che al Live Aid, con Trudie Styler e un Kayapò indiano come guida in Brasile.

Gli anni duemila hanno visto la sua partecipazione agli aiuti per lo tsunami nel Sudest asiatico,  la promozione per la causa della cancellazione del debito nei paesi africani da parte degli stati più potenti e nel 2007, con i Police, al Live Earth in favore della salvaguardia del pianeta. Nel 2005 è stato tra i principali promotori del movimento ambientalista Hydrogen (f)or Life, per lo sviluppo delle energie pulite e dell’economia dell’idrogeno.

Russians di Sting

La politica viene toccata con il brano ‘Russians’ il singolo tratto dal primo album solista di Sting dal titolo ‘The Dream of the Blue Turtles’, pubblicato nel giugno del 1985. La canzone rappresenta una dichiarazione d’intenti contro l’allora dominante politica estera della guerra fredda e della dottrina della Distruzione mutua assicurata tra Stati Uniti e Russia.

In particolare nel secondo album  ‘Nothing like the Sun’ del 1987, i brani ‘They dance alone’, ‘Fragile’, ‘Englishman in New York, sono denunce contro chi vuole far soccombere la democrazia e la libertà di espressione. In ‘They dance alone’ la visione si articola sulle donne che hanno visto i loro figli morti per mano del dittatore Pinochet, tra il 1973 ed il 1990, ballando la danza tipica cilena la Cueca da sole con la foto dei loro cari in mano.  ‘Fragile’ è un omaggio a Ben Linder, un ingegnere civile statunitense ucciso dai Contras (i controrivoluzionari combattenti il regime sandinista) nel 1987 mentre lavorava su un progetto idroelettrico in Nicaragua.

Englishman in New York

Sting nell’album inserisce anche un brano Englishman in New York, derivato dall’incontro con lo scrittore inglese Quentin Crisp, con il quale ha girato il film ‘La sposa promessa’ con Jennifer Beals (1985) di Franc Roddam. Crisp è divenuto una icona gay, in quanto ebbe il coraggio di ammettere la sua omosessualità in tempi in cui era vietato per legge esserlo, nell’omofobica Inghilterra dagli anni venti agli anni novanta.

Sting così commentava durante le interviste circa questo brano

Quello è un mio eroe, uno che conosco molto bene: è gay, ed era gay in un momento nella storia quando era pericoloso per essere così. Aveva persone che lo battevano quotidianamente, in gran parte con il consenso del pubblico.

Eppure, continuò ad essere lui stesso. È divertente e spiritoso e assolutamente singolare. Vive anche a New York, nella Bowery, e osa camminare per le strade. Non volevo solo scrivere su di me come un alieno. Volevo scrivere su Quentin, qualcuno che ammiro. Quindi non è affatto di essere gay. Si tratta di essere voi stessi, mai conformi. Questo è ciò che la canzone è veramente”
~ Rock Express, 1988.

L’esortazione di Sting nel brano dedicato a Crisp, vuol essere uno sprono ai giovani ad essere sé stessi, sprono dovuto alle reminiscenze dell’essere stato un insegnante di matematica, inserendo nel testo le parole del motto del New College di Oxford  «manners maketh man» tradotto letteralmente: le maniere fanno l’uomo, invitando ad essere sé stessi andando oltre quello che dicono gli altri, come sottolinea il verso della canzone: «Be yourself, no matter what they say» (“sii te stesso, non importa cosa dicono gli altri”). L’intera canzone è un plauso al coraggio di essere sé stessi a dispetto di tutto, alla diversità dell’individuo e al coraggio di vivere la vita da “straniero in terra straniera”.

Quentin Crisp

Il concetto riassume in pieno la vita di Quentin Crisp, che si trasferì a Manhattan nel 1981, quando aveva 72 anni, sistemandosi in un monolocale nel Bowery. Morì nel 1999 a Chorlton-cum-Hardy, nei sobborghi di Manchester. Il suo fare straordinario, il suo stile nel vestirsi, ne ha fatto un’icona gay, ma ancor più il suo delicato modo di esprimere la sua storia, che lo fece balzare agli occhi della cronaca con il suo libro ‘The Naked Civil Servant’ – (Il funzionario nudo), da cui fu poi tratto il film omonimo del 9175 con John Hurt, recentemente scomparso.

Nel brano c’è anche la collaborazione di Brandon Marsalis con il suo sax, che con l’appoggio proprio di Sting, fa il verso a “God Save the Queen” in una chiave minore nella sua digressione, prima del suono dei tamburi che escono fuori seguendo il filo narrativo di Sting, che ha volutamente mescolato i suoni di New York che si ascoltano passeggiando, in quanto dal jazz se si gira l’angolo si viene assaliti dall’hip hop di un’ auto in transito. Un bel quadro dipinto dal musicista dove oltre allo sfondo newyorkese campeggia la storia di Crisp, in toni pastello e delicati come lo era lui.

Il video di Englishman in New York

Una curiosità riguardo al video di ‘Englishman in New York’, al termine, una volta cessata la musica, la voce di un uomo anziano (Crisp) dice: “If I have an ambition other than a desire to be a chronic invalid, it would be to meet everybody in the world before I die… and I’m not doing badly” , “Se avessi altra ambizione oltre a quella di essere un invalido cronico, sarebbe quella di conoscere tutti gli abitanti del mondo prima di morire….e non me la sto cavando male!“.

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