Stop al gas russo, ecco dove c’è lo stato d’allarme


Il prezzo del gas continua a essere molto alto e nel caso ci fosse un blocco da parte della Russia, bisogna già organizzarsi. Infatti, oramai come già è successo per altri Paesi, l’Italia rischia che la Russia vada a tagliare le forniture di gas. Infatti, già diversi Paesi come la Polonia, ma anche parte della Finlandia e la Lettonia, hanno visto dei tagli netti sull’erogazione del gas, talvolta anche in spregio a quelli che erano gli accordi iniziali. Ora, per via della riduzione delle forniture, il comitato UE di emergenza sul gas ha deciso di riunirsi in modo tale da valutare la situazione anche se non vi è ancora lo stato d’allarme.

Dove c’è lo stato di allarme per il gas?

A dire il vero nessuno ha ancora proclamato in maniera ufficiale lo stato di allarme per il gas a seguito dello stop alle erogazioni che è arrivato da Putin. Questo non vuol dire però, che non bisogna trovare già una strategia per evitare il crash nel corso dei prossimi mesi. Per tali motivi, Mario Draghi è intervenuto prima al Senato poi alla Camera in vista del Consiglio Europeo proprio relativamente alla questione del gas. Del resto, giorno dopo giorno i flussi del gas dalla Russia all’Italia stanno diventando sempre meno forti e quindi si può rischiare di arrivare a uno stop definitivo. Il Ministero della transizione ecologica insieme a tutte le società che lavorano nel comparto in Italia come ARERA o Terna, hanno già annunciato quali saranno le misure qualora le erogazioni dovessero interrompersi in maniera drastica.

Stop al gas, quali saranno le misure

Tra le misure annunciate per lo stop al gas in Italia vi sono quelle relative alla carbonizzazione. La strategia su cui si è trovato un accordo in maggioranza è di non costruire nuove centraline, ma riaprire quelle chiuse e cercare solo di implementare le strutture esistenti, in modo tale da garantire comunque l’utilizzo dell’energia. Inoltre, si sta agendo attivando anche concessioni sospese per aumentare la produzione di gas nazionale. Ma soprattutto, la strategia del lungo periodo, che sembra essere anche la più profittevole, è quella relativa alla spinta sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica. Questo infatti, potrebbe essere fondamentale perché sarebbe l’unico modo per acquisire una propria autonomia e quindi, staccarsi per sempre dalla Russia in merito all’erogazione del gas.

L’opzione delle garanzie pubbliche

Intanto, in queste ore si parla anche di un’altra possibilità nel caso di stop al gas russo, ovvero di riempire gli stoccaggi al 90% entro metà novembre. L’obiettivo sarebbe quindi quello di andare ad accumulare 17 miliardi di metri cubi di gas e quindi, prevedendo carenze pubbliche per l’acquisto. È un’opinione su cui si va a lavorare soprattutto nei prossimi mesi: lo ha detto anche il Ministro Cingolani che si è detto molto favorevole a questa soluzione. Resta possibile raggiungere tale obiettivo entro il 31 dicembre 2022, ma è chiaro che adesso il problema è una spesa pubblica non indifferente, se si considera quanto è aumentato il gas. Per adesso il Consiglio Europeo si è espresso sulla fissazione del tetto massimo del gas, ma non vi è ancora un risvolto visibile nelle bollette degli italiani.

 

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