Si terranno giovedì a Sesto Campano i funerali di Giada De Filippo, la 26enne che si è tolta la vita nel plesso universitario di Monte Sant’Angelo.
La marcia silenziosa degli studenti
In 400 erano gli studenti che hanno marciato silenziosamente per omaggiare la memoria di Giada De Filippo, una ragazza come loro che ha pagato ad un prezzo troppo caro la mancanza di coraggio nel rappresentare alla famiglia e alla società le difficoltà incontrate nel suo percorso di studio.
“L’idea di marciare, in silenzio, per portare dei fiori in ricordo di una ragazza come noi è partita in modo spontaneo e, in modo spontaneo, è cresciuta” – ha dichiarato Mimmo Petrazzuoli, leader de La Confederazione degli studenti
Il post del professore
Il fenomeno, negli ultimi anni, purtroppo, è in costante crescita ed il Prof. Guido Saraceni, docente di Filosofia del Diritto ed Informatica Giuridica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, a tal proposito, ha pubblicato un importante ed accorato post sulla propria pagina Facebook
«Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti.
Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli. La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro.
A queste cose ho pensato ieri, quando letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi. L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo. Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita».