Con il Super Tuesday, nella giornata del 3 marzo, si è votato in 14 stati americani (più il territorio delle Samoa americane) per le primarie del Partito Democratico.
Si tratta di uno dei due giorni più importanti della campagna elettorale in quanto vengono assegnati un terzo dei delegati totali, coloro che alla convention democratica di luglioattribuiranno la nomination allo sfidante di Donald Trump per le presidenziali 2020.
Il Super Tuesday nella storia USA
Il Super Tuesday nacque ufficialmente nel 1988, quando i rappresentanti del Partito Democratico di nove stati del Sud decisero di tenere le primarie lo stesso giorno (un martedì, giorno tradizionale di voto negli USA) dando alla campagna elettorale per le primarie presidenziali un carattere più marcatamente nazionale, lasciando in secondo piano i temi particolari relativi ai singoli stati.
Quasi senza soluzione di continuità il Super Tuesday, dalla sua istituzione a oggi, ha in pratica deciso, visto l’elevato numero di stati al voto, la nomination finale per le elezioni presidenziali. Una notevole eccezione avvenne solo nel 2008 quando la sfida tra Barack Obama e Hillary Clinton finì in un sostanziale pareggio.
Il trionfo di Biden
Il vero trionfatore di queste primarie è senz’altro Joe Biden, l’ex vice-presidente di Obama, che è riuscito a conquistare un numero importante di stati, da nord a sud, rilanciando in maniera sorprendente la sua candidatura e raddrizzando una campagna elettorale nel peggiore dei modi.
Dopo il ritiro di Amy Klobuchar e Pete Buttigieg, Biden si è imposto come il candidato dell’establishment democratico. Fondamentale è risultato il voto degli afro-americani e dei democratici più anziani, ma anche quello degli abitanti di molte zone rurali e dei sobborghi più ricchi della Virginia.
Vera sorpresa però è risultata la componente ispanica, che fino a qualche giorno fa sembrava essere tutta a favore di Sanders, e che invece ha consegnato all’ex vice-presidente uno dei due stati più importanti: il Texas. Oltre che in questo stato del sud Biden ha vinto in Virginia, Alabama, Arkansas, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma e Tennessee.
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Sanders ottiene la California
L’altro dei due stati più importanti, la California, è andata a Bernie Sanders. Nonostante una campagna elettorale folgorante e la conquista di Nevada e New Hampshire, il senatore del Vermont non esce da questo voto con il successo sperato.
Nonostante i sondaggi che lo davano in vantaggio in 12 dei 14 stati al voto, non è riuscito a superare lo zoccolo duro del suo elettorato costituito soprattutto da giovani, lavoratori indigenti e ispanici. Due degli stati che erano considerati quasi scontati, Minnesota e Massachusetts, non sono stati conquistati così come gli stati del sud (Alabama, North Carolina, Tennessee), nei quali le tematiche radicali dei suoi comizi elettorali non sono riuscite a fare breccia nell’elettorato democratico.
Elettorato dem che ha votato compattamente per Biden. Oltre alla California quindi è riuscito a conquistare il Colorado, lo Utah e il “suo” Vermont.
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I grandi sconfitti e le prossime tappe
I veri sconfitti di questo Super Tuesday risultano essere l’ex sindaco miliardario di New York Michael Bloomberg e la docente universitaria Elizabeth Warren. Nonostante i quasi 800 milioni di dollari spesi per la sua campagna, Bloomberg è riuscito a conquistare solo il territorio delle Samoa americane, marginale dal punto di vista elettorale. Elizabeth Warren invece ha registrato un pessimo risultato riuscendo a superare la soglia del 15%, utile all’ottenimento di delegati, solo nello Utah, in Colorado e in Maine. Sempre meno scontati si profilano quindi i loro ritiri e il probabile endorsement a Biden.
In attesa delle prossime tappe dei democratici che vedranno il voto in 10 stati il 7 marzo (tra questi il Michigan) e il 17 in quattro molto popolosi (Florida, Illinois, Ohio e Arizona), la sfida rimane ancora aperta, ma oramai sempre più appiattita su i due candidati, Biden e Sanders, che saranno disposti ad utilizzare tutti gli assi nella manica per raggiungere l’obiettivo della nomination.