SuperLega, quando i tifosi restano il motore del calcio


SuperLega, quando i tifosi restano il motore del calcio

SuperLega, cala praticamente il sipario sul nascere sulla MasterLeague del mondo del calcio che tanto ha fatto discutere. Di Gianfranco Piccirillo:

Voglio ringraziare le azioni del governo inglese, che peraltro dopo i clamorosi errori di valutazione iniziale sull’epidemia ha saputo condurre bene la battaglia contro il corona virus, ma soprattutto la protesta civile dei tifosi delle squadre ex scissioniste d’oltremanica.
I tifosi inglesi hanno dimostrato che non sono clienti, ma i primi azionisti del proprio club più ancora di quelli spagnoli che comunque hanno imposto almeno al Barcellona di organizzare un referendum tra i soci sulla superlega. Questa vicenda triste del tentativo di creare un calcio elitario dimostra la bontà e la forza dell’azionariato popolare, diffuso, pulviscolare, individuale, fatto di milioni di appassionati. I tifosi, quelli sportivi e assolutamente non violenti, sono il vero motore di tutto il sistema calcio.

I tifosi di calcio hanno dimostrato di essere il fulcro del sistema, quando tutto sembra condizionato solo dai soldi, e anche quando non sono azionisti come quelli spagnoli e tedeschi perché comunque partecipano e finanziano il proprio club attraverso l’acquisto di magliette e gadget, abbonandosi alla pay tv, e soprattutto comprando il biglietto per lo stadio, orgogliosamente, rifiutando con grande onore qualsiasi tipo di ingresso di favore e infine recandosi ai negozi e al supermercato a scegliere i prodotti commerciali che sono sponsor della propria squadra del cuore.
La rivoluzione copernicana del calcio è proprio questa, i tifosi non sono proprietà privata delle società sportive, ma proprio l’esatto opposto, le società sportive appartengono ai tifosi che devono avere il potere di incidere concretamente sulle loro scelte.

La sconfitta della super lega dimostra che non si può distruggere il sentimento popolare, e che il calcio non è solo interesse economico e che comunque il business inevitabile collegato alla grande industria del calcio deve tenere assolutamente conto delle passioni e delle emozioni dei tifosi, che amano vedere le partite allo stadio anche nelle serate fredde come recita uno striscione ormai diventato famoso in Inghilterra “We want our cold nights in Stoke”

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