Parte dall’ Irpinia una mano tesa verso Amatrice
Un terremoto è come un conflitto bellico; l’impatto emotivo nell’immediato è devastante, la ricostruzione è altresì paragonabile al dopoguerra, cioè a quel momento orribile in cui si è consapevoli che non si può salvare più nessuno, che quelli che sono morti non ritorneranno alle loro case, a quelle dimore che probabilmente sono state rase al suolo.
Non c’è un posto dove andare, le polemiche sui ricoveri di fortuna vengono alimentate dal normale mutare delle stagioni, che diviene però un’aggravante delle condizioni già precarie di chi vive nelle tendopoli o nei containers, e si deve far ripartire l’economia del territorio.
Un film già visto nell’ Irpinia degli anni Ottanta, immagini che si sovrappongono alle rovine de L’Aquila, ai crolli di Amatrice; luoghi simbolo per interi territori che, pur essendo a rischio, non mettono in atto strategie con le quali pianificare un nuovo modo di costruire: case, scuole, ospedali, strutture alberghiere, attività commerciali etc. persino quando esiste un documento che certifica l’avvenuto collaudo di una scuola elementare, la quale (per mancanza di fondi) era stata ristrutturata solo in parte. Quella parte che ha retto, da quel che ha dichiarato il geometra Cioni, suocero del sindaco Pirozzi.
Ciò che spaventa i cittadini solidali con gli amatriciani e con i loro vicini è proprio la ricostruzione, quella che il 24 agosto, durante una serata di “Porta a porta” Bruno Vespa e il ministro Delrio hanno catalogato come una bella botta di ripresa per l’economia volendo con ciò alludere alla necessità di muovere aziende e capitali per permettere alla zona di rinascere, alle famiglie di rientrare nei loro luoghi d’origine.
La preoccupazione dei fondi da stanziare, ma soprattutto di come verranno impiegati, è una faccenda che non riguarda solo le popolazioni terremotate ma tutti quelli che, nei primi giorni successivi al sisma, hanno organizzato gruppi di raccolta attraverso la Caritas, la Protezione Civile, addirittura i social networks (veramente utili, una volta tanto!). Tra questi va segnalata l’iniziativa dell’associazione Babbaalrum, attiva nel territorio irpino da 10 anni, il cui target sono i malati neoplastici che versano in precarie condizioni economiche. Per vicinanza agli amatriciani, il presidente dell’associazione Dott. Carmine Tirri, ha inteso devolvere 10.000 € (1000 € pro capite) a dieci persone affette dal male e residenti nella zona del sisma.
Pur avendo informato -come da prassi- gli organi competenti, a tutt’oggi il dott. Tirri non ha ricevuto risposta. Mentre si attendono le segnalazioni da parte della Caritas di Rieti, l’associazione sta creando una rete con altri soggetti che operano nel volontariato per organizzare un concerto-evento al fine di raccogliere nuovi fondi per questa mission. Perchè su Amatrice e sulle zone limitrofe non cada il silenzio post-mediatico che tanto dolore e tanti anni di abbandono sono costati ad altri territori.
Irpinia docet.