Con la sentenza numero 2275/2018, la Corte d’appello di Roma ha dato ordine ad Autostrade per l’Italia di rimuovere e distruggere tutti i sistemi tutor di rilevazione del traffico. L’indagine iniziata nel 2006, quando una piccola azienda di Greve in Chianti, la Craft, aveva fatto ricorso per violazione del brevetto da lei realizzato.
La procedura giudiziaria si è conclusa, ieri, e i giudici romani hanno obbligato Autostrade di astenersi per il futuro dal fabbricare, commercializzare e utilizzare il sistema in violazione del brevetto. Per ogni giorno di ritardo la società autostradale dovrà pagare a titolo di sanzione civile 500 euro in favore della Craft oltre al pagamento delle spese legali.
La risposta di Autostrade per l’Italia
Autostrade ha immediatamente replicato. “La decisione della Corte d’Appello di Roma riconosce che non c’è stato alcun arricchimento da parte di Autostrade per l’Italia, non avendo ottenuto alcun vantaggio economico dall’utilizzo del sistema che ha come unico obiettivo quello di tutelare la sicurezza dei clienti, né alcun danno per Craft. Pertanto, la sentenza di oggi non prevede alcun indennizzo a beneficio di Craft per l’utilizzo del sistema” ha risposto Autostrade per l’Italia.
Grazie all’installazione dei tutor negli anni, sono state ridotte del 70% le vittime di incidenti autostradali e i morti sono diminuiti del 52% . Così la società autostradale ha deciso di non rimuovere i tutor, bensì saranno sostituiti con un nuovo sistema diverso da quello attuale.
I tempi tecnici per la sostituzione sono stimati in tre settimane, durante le quali la società ha deciso di farsi carico della sanzione pecuniaria per il ritardo nell’esecuzione della sentenza, pur di mantenere attivo il sistema attuale sino alla sua sostituzione integrale. La replica di Autostrade per l’Italia ha spazzato via le speranze di molti automobilisti che immaginavano, in conseguenza di tale sentenza, di “salvarsi” dalle multe che quotidianamente vengono elevate proprio utilizzando i Tutor.