A Secondigliano prende vita un progetto innovativo che unisce formazione professionale e reinserimento sociale per un gruppo di detenuti del penitenziario.Si chiama “Un chicco di speranza”, ed è il frutto della collaborazione tra l’azienda Kimbo, il carcere di Secondigliano e la Diocesi di Napoli.
Il programma, rivolto a dieci detenuti, si articola su tre direttrici principali: formazione professionale, creazione di un magazzino per la manutenzione delle macchine da caffè Kimbo e l’allestimento di una piantagione di caffè all’interno dell’istituto.I detenuti saranno formati per diventare baristi e tecnici manutentori acquisendo competenze che li aiuteranno a reinserirsi nel mondo del lavoro una volta terminata la pena.
Il progetto prevede inoltre la creazione di un magazzino ricambi per le macchine da caffè Kimbo, dove i detenuti potranno lavorare alla riparazione e rigenerazione dei macchinari destinati al settore Ho.Re.Ca.Un altro aspetto fondamentale del progetto è la realizzazione di una piccola piantagione di caffè su un terreno di 10mila mq situato all’interno del carcere.
In collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, si valuterà quale varietà di pianta di caffè sia più adatta per le caratteristiche del terreno.La Dott.ssa Giulia Russo, direttrice del carcere di Secondigliano, in occasione della firma del protocollo d’intesa con l’azienda Kimbo e la Diocesi di Napoli per la realizzazione del progetto ‘Un chicco di caffè’ ha così commentato: “Oggi qui piantiamo un chicco di speranza.
La formazione professionale, la realizzazione di un laboratorio che verrà inserito nel nostro polo di arti e mestieri e la lavorazione del terreno per la creazione di un chicco di caffè tutto nostro.Il caffè di Secondigliano”.
(foto di repertorio)