Dopo la triste vicenda di Tiziana Cantone un’altra ragazza resta intrappolata nella ragnatela di internet a causa di un video hard
Un gioco esilarante, un video che, come quello di Tiziana, ritrae la ragazza durante un rapporto sessuale con un suo coetaneo; e come per la Cantone le scene diffuse in rete sono diventate virali. La prima domanda che sorge è:
abbiamo il diritto di rendere pubblico un atto così intimo?
La vicenda Cantone, la sua sofferenza, il suo disagio non ha insegnato nulla agli utenti della Rete; lo dimostra ciò che è accaduto dopo la scoperta che un altro video dello stesso tenore è stato diffuso, con modalità molto simili. Infatti, sui social network è scoppiata una guerra che vede, da un lato, un giovane, uno che forse è un coetaneo della ragazza filmata, il quale ha espresso la propria opinione sulla vicenda in modo colorito, inappropriato e senza tatto, riportando in calce alcune frasi del video senza, tuttavia, rendere noto il nome della protagonista. Di contro, una nota giornalista, profondamente indignata per questo atteggiamento maschilista, per questa propensione al cyberbullismo, per questa continua tendenza ad offendere le donne, ha preso il coraggio che tutti dovremmo avere e ha denunciato questa persona alle autorità competenti. Peccato che, al contempo, ne abbia condiviso il post, esponendo direttamente il ragazzo (e indirettamente la ragazza) alla stessa gogna mediatica sulla quale si è immolata la vita di Tiziana; senza alcuna salvaguardare della privacy del ragazzo il risultato conseguente è che ora, questi e la sua famiglia, ricevono insulti e minacce per aver espresso opinioni pesanti su questa vicenda. E la seconda domanda che dovremmo farci è:
Che sia anche questa una mancanza di buon senso?
Qui c’è un problema troppo grave per riuscire a tracciare così facilmente il confine tra buoni e cattivi, una questione così delicata, anche per la giurisprudenza, che non è possibile cadere nell’ovvio di una facile condanna, di un attacco gratuito dalla tribuna di un social; è innegabile che il commento impulsivo e sessista del ragazzo rifletta una società allo sbando dominata dagli stereotipi, altresì innegabile è che, dietro lo schermo di un pc, ci si sente forti e in diritto di tirar fuori tutte le offese gratuite di cui si è capaci. Eppure questo non può darci il diritto di trasformarlo in un capro espiatorio nè in uno strumento per ottenere più consensi o più like. Invece l’intervento della giornalista che, dopo pochi giorni dalla sua forte presa di posizione, ha impiegato il suo tempo a criticare una pagina FB e a comparire in uno show televisivo come giurato (insomma a qualcosa di più vantaggioso per la sua carriera) è sintomo del fatto che troppo spesso la notorietà viene prima del buon senso.
Che dire della ragazza?
L’inconsapevole motore di questa vicenda che travalica la cronaca è sicuramente una vittima: di coloro che hanno ingiustamente diffuso le immagini che la ritraevano come una consumata attrice del porno, ma anche vittima di sè stessa, e del contesto che la circonda. Instagram, FB e la rete in generale offrono troppo spesso immagini di donne bellissime, seminude,in pose ammiccanti e per troppe persone divengono modelli da imitare. Bisogna educare i giovani all’uso di internet a soprattutto al rispetto di sè e degli altri. E soprattutto, nel pieno rispetto della libertà di avere rapporti sessuali e usare uno smartphone, bisogna tenere gli occhi aperti ed essere consapevoli di possibili conseguenze visto che viviamo in un mondo in cui basta un click per condividere ogni genere di contenuto.
Il confine tra ingenuità e superficialità, tra voglia di apparire e cattivo gusto oggi è talmente sottile che ciò che inizia come uno scherzo può sfuggire di mano e divenire la rovina della vita, propria e altrui. La vicenda di Tiziana, donna e non donnaccia, che si è tolta la vita in seguito alla diffusione di un suo video hard in rete, sembra non averci insegnato ancora nulla.