‘O Masto ‘e Festa


Gli anni ’80 potevano rovinarci. L’americanizzazione pop dei nostri territori non ha attecchito del tutto nonostante gli avanposti militari in Campania, Madonna e Michael Jackson. Anzi, il neapolitan power di gente come Pino Daniele e James Senese ha teso la mano a un meltin’ pot possibile in cui jazz nero e slang partenopeo hanno creato dal nulla un movimento artistico. Nonostante la resistenza Coca Cola, Marlboro e film western comunque li abbiamo acquisiti. Questo lungo preambolo per dire che potevamo attingere alla nostra secolare tradizione linguistica al posto di scomodare gli sceriffi di inizio secolo scorso per epitetare il governatore campano Vincenzo De Luca. Abbiamo scelto un nickname che richiama aridi deserti, cactus e criminali con il poncho quando nel nostro bagaglio dialettale esiste questo termine, “masto ‘e festa“, che invece richiama tavole imbandite, vicoli del sud, sagre e processioni alla Madonna.

‘O masto ‘e festa e ‘O masto ‘e tutte e maste

Sebbene l’etimologia della locuzione sia di incerta natura e sulle sfumature del significato con i linguisti napoletani si potrebbe discutere a lungo, il termine richiama immediatamente alla mente l’autoproclamato protagonista di momenti di pubblico giubilio, che paga le fritture a tutta la tavolata e ne fa il bello e cattivo tempo, pretendendo in quanto “quello importante della situazione” di poter dire e intervenire su tutto. Senza dar conto a nessuno.

‘O masto ‘e festa ad esempio interviene a gamba tesa sulla campagna vaccinale in stallo sostenendo: “Ma qual’è ‘o problem, io me vaco a accattà ‘e vaccini a ‘nman ‘e cumpagne miei sovietici“. I fondi per organizzare la festa del paese li gestisce lui, sembra quasi ce li abbia messi di sacca sua. Salvo non poterle fare, come quella a base di Sputnik, per una questione di gerarchia istituzionale. Almeno fin quando la Campania non dichiarerà l’ItalExit, sulla falsa riga del rovinoso tentativo dei nostri cugini catalani, parte della spavalderia di don Vincenzo, ‘o masto ‘e tutte ‘e maste universalmente riconosciuto tra Napoli e Agnone Cilento, resterà confinata al proclama. Ma a noi un po’ piace, anzi: le urne hanno detto che ci piace più di un po’.

Andrà tutto bene = “State tranquilli che m’o ‘bbec io”

Eravamo al buio delle nostre case durante il lockdown e i personaggetti come Giuseppe Conte e Vincenzo De Luca, quelli che mentre tutti non capivano assolutamente nulla di cosa stesse accadendo ci mettevano la faccia all’insegna del “State tranquilli che m‘o ‘bbec io“, ci facevano compagnia. Ci rassicuravano. Davano un senso a tutti quegli striscioni con su scritto #andràtuttobene. Dalle Regionali, poi, in Bulgaria per parlare di vittorie schiaccianti hanno iniziato a utilizzare il termine percentuale campana. Piaceva anche agli esponenti della nostra politica locale, ‘sta cosa, tant’é che quando siamo andati alle urne gli scrutinatori di seggio ci hanno consegnato una sorta di lenzuolo dove De Luca era in rapporto 20 a 1 con gli altri candidati.

L’evoluzione: ‘O masto ‘e fest affacciato al web

Da allora, ‘o masto ‘e festa può godere anche di un certificato consenso popolare. La Campania è cosa sua. Il venerdì si affaccia sul web e tiene a spiegare tutto quello che dobbiamo pensare su come sta andando il mondo, coronavirus incluso. Ha una lettura per tutto, una condanna per tanti e una soluzione per lui.

Il primo vaccino che arriva in Campania, chiaramente, va a ‘o mast’, perché è lui che deve dare l’esempio al popolo. Ma non basta. E sulla scorta del “m’o ‘bbec io” “compra” (sì, i quotidiani hanno scritto “compra”) il non ancora approvato vaccino russo Sputnik. Ma non basta. E allora va allo scontro con il generale Figliuolo a più riprese, perché è lui che garantisce che il suo popolo sia trattato bene, anzi, meglio. Generando così un cortocircuito istituzionale proprio mentre Mario Draghi, tra un “dittatore” ad Erdogan e un anatema contro gli psicologi che si fanno il vaccino, lascia (lucidamente) intedere che la campagna vaccinale va centralizzata e regolamentata univocamente.

Ma non basta ancora. E allora contraddice pubblicamente il Governo, afferma che procederà alla campagna vaccinale senza tener conto dell’età come invece a livello centrale viene imposto, dichiara la volontà di fare della Campania la regione dissidente, si prepara a “gesti clamorosi” se non gli danno le 200mila dosi di vaccino “sottratte”. E ancora, si dichiara certo della fine della zona rossa tra una settimana che pure pareva tanto amasse (a suon di lanciafiamme alle feste di laurea, chiusure e limitazioni stringenti, scuole in dad e scenari post apocalittici ripetuti a ogni occasione) ricordandosi dei rischi per la piccola economia (dopo un anno e passa di pandemia);  poi si lancia in previsioni sulle riaperture dei ristoranti fino a mezzanotte – che sta arrivando la stagione estiva in cui dobbiamo andare a mare ma solo nelle nostre bellissime località campane (come l’anno scorso, maledetti impudenti che siete partiti per l’estero). E a proposito di stagione estiva, vogliamo dimenticarci mica le isole del Golfo e gli operatori turistici con questi vaccini che volete dare solo agli anziani?

Tra le volontà espresse dal masto di festa (altro che sceriffo) e l’attuabilità delle stesse c’è un oceano perché, benchè il masto – che sapeva già tutto quando manco la comunità scientifica sapeva fornire risposte – dica, non ha ancora i pieni poteri di una Campania indipendente e autarchica.

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