A partire dal 25 maggio 2018 troverà applicazione il Regolamento UE 2016/679, entrato in vigore il 27 aprile 2016, relativo alla protezione dei dati personali. Il GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati) stabilisce che il trattamento dei dati personali di un minore è lecito solo se quest’ultimo ha compiuto 16 anni. In caso abbia un’età inferiore, è necessario il consenso di un titolare. Ogni Stato dell’Unione Europea può poi decidere di abbassare la soglia, purché questa non sia inferiore ai 13 anni.
WhatsApp ha annunciato di volersi allineare alla normativa, motivo per cui, a partire dal 25 maggio, bloccherà l’utilizzo del servizio ai minori di 16 anni. “L’obiettivo di questo aggiornamento non è quello di chiedere nuovi permessi per raccogliere informazioni personali, ma, semplicemente, di spiegare come usiamo e proteggiamo il numero limitato di informazioni che abbiamo su di te.” Queste le parole scritte sul blog ufficiale dell’app di messaggistica.
Stop a WhatsApp per i minori di 16 anni: divieto “finto”?
Ma come verrà verificata l’età di chi usufruisce del servizio? Non è ancora chiaro, dato che non è prevista la trasmissione di documenti personali.
Secondo i dati raccolti nel 2017 da Telefono Azzurro e DoxaKids, il 73% dei minori di 13 anni usa abitualmente WhatsApp, anche se non potrebbe. È lecito quindi aspettarsi una situazione analoga a quella che si è sviluppata su Facebook, dove il 44% dei giovani ha mentito per potersi creare un profilo?