Ciro Danucci tra ricordi e presente della Juve Stabia, doppio sguardo gialloblù


Ciro Danucci, un nome che evoca grinta e passione nei cuori dei tifosi della Juve Stabia. L’ex centrocampista, protagonista di stagioni memorabili con la maglia gialloblù, oggi osserva con occhio attento l’evoluzione del club, ripercorrendo i fasti del passato e analizzando le sfide del presente. Intervista all’ex calciatore protagonista al Romeo Menti ai tempi di Piero Braglia allenatore con la vittoria del campionato e coppa Italia, passando per il grande campionato di cadetteria.

La Juve Stabia sta vivendo un momento importante. Te lo aspettavi?

-È una stagione veramente esaltante. Non mi aspettavo questo campionato, ma oramai, visti i risultati e le prestazioni in campo, non si può più parlare di sorpresa.

Da Piero Braglia a Guido Pagliuca. Un tuo giudizio sul tecnico di Cecina

-Guido Pagliuca e Piero Braglia sono due allenatori dal carattere forte. Conosco bene Mister Braglia, un vincente e uno dei top allenatori della Lega Pro. Anche Pagliuca ha dimostrato di saper disporre bene la squadra in campo e di trasmetterle il suo carattere; è un allenatore molto preparato tatticamente e capace di leggere bene le partite

Invece ci puoi raccontare un qualcosa su Piero Braglia?

Ha carisma, riesce a tirarti tutto quello che hai dentro. Pochi concetti ma chiari e riesce a far giocare male gli avversari. Un maestro nel riuscire a farti dare sempre il massimo.

Castellammare di Stabia che cosa ti ha lasciato come città?

-Castellammare di Stabia è una città bellissima. Ricordo la confusione dei primi giorni, ma poi mi ci sono abituato. La città mi ha accolto bene e mi sono innamorato di questa piazza, del calore della sua gente e del suo lungomare spettacolare; quando ne ho la possibilità, ci ritorno sempre con grande piacere.”

Da qualche anno hai intrapreso il percorso di allenatore. Ma è più facile essere un calciatore oppure un allenatore?

Ero un allenatore in ascesa e, dopo aver vinto il campionato a Brindisi, abbiamo avuto problemi societari. Siamo stati forse gli unici a mettere in difficoltà la Juve Stabia, contro cui abbiamo sbagliato un rigore nel finale di partita (Campionato Serie C 2023/2024). Un allenatore deve tener conto di molti fattori, come i rapporti con società, squadra, stampa e tifosi. Quando si è calciatori, si è decisamente più liberi mentalmente.

Perché nel calcio quando una squadra non va bene è sempre l’allenatore il primo a pagare un duro conto?

-In Italia, purtroppo, quando le cose non vanno si ha la cattiva abitudine di cambiare l’allenatore anziché venti giocatori. Spesso non si concede nemmeno il tempo necessario per lavorare. E, purtroppo, spesso funziona così.

Nella Juve Stabia l’attaccante Adorante sta facendo sognare i tifosi. Quando giocavi tu il bomber era Marco Sau. Due calciatori diversi ma entrambi trascinatori. Che cosa aveva di speciale Sau

Ormai Andrea Adorante si è consacrato come un attaccante che punta bene la porta. Merita la categoria superiore. Marco Sau era un calciatore diverso, anche tecnicamente: sapeva calciare bene con entrambi i piedi ed era molto rapido. Forse non completo fisicamente perché era esile, ma completo a livello tecnico.

Oltre a Sau chi è stato un calciatore che ti ha impressionato nel corso delle partite o allenamenti nel tuo vissuto a Castellammare

-Tanti bravi calciatori hanno lasciato un segno a Castellammare. In Serie C ricordo Albadoro, Cazzola, Mezavilla e Corona, ma anche Molinari in difesa. In Serie B, oltre a Sau, furono importanti per noi anche Erpen e Zito. Quello che mi ha colpito di più in Serie C è stato Tarantino, che aveva grande qualità nel dribbling e nei passaggi. Mbakogu era giovane, ma aveva un potenziale enorme, e si vedeva.

Si ringrazia Ciro Danucci per il tempo concesso per questa intervista

 

 

 

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