Disfatta. Non c’è altra parola per descrivere la partita di stasera. Un Napoli sotto tono si era visto anche contro la Lazio. Ma in quella partita comunque i partenopei avevano giocato attenti e concentrati. Tanto che il gol era arrivato da un tiro di alleggerimento di Vecino trasformatosi in un destro imparabile. Inoltre Provedel salvò due volte in un’azione prima su Osimhen, poi su Kim.
Inutile dire che l’assenza di proprio di Osimhen si è fatta sentire. Ma il Napoli, fino a stasera, fra campionato e Champions League, aveva fatto a meno dell’attaccante nigeriano per sei partita, vincendole tutte. Ed una di queste era proprio la partita di San Siro contro il Milan. E un crollo del genre era impensabile per tutti, anche per lo stesso pioli.
Stasera, più che crollo fisico, si tratta di crollo psicologico. All’inizio la partita è equilibrata, due azioni pericolose per parte. Poi il primo dei molti errori della serata: Brahim Diaz serve Leao che taglia in mezzo a Rrhamani e Di Lorenzo (oggi assente assieme a Mario Rui) e con un pallonetto batte Meret per la prima volta tronando al gol dopo dieci partite.
Il Napoli però continua a dormire. Assieme ai due terzine, a dormire c’è tutto il centrocampo. Anguissa non stoppa un pallone per tutta la partita, Zielisnki è semplicemente un giocatore mancante. Anzi, soprattutto nel secondo tempo, farà “più danni della grandine”. E il Milan, semplicemente, scende in campo. E distrugge, meritatamente, la miglior difesa del campionato.
Il secondo gol arriva in maniera simile al primo. Palla in mezzo di Theo Hernadez, i difensori del Napoli seguono la palla e lasciano da solo Brahim Diaz che, sbaglia anche lo stop. Ma ha tutto il tempo di aggiustarsi il pallone e battere di nuovo un’incolpevole Meret, ingannato anche dalla decisiva deviazione in rete di Kim. Due a zero meritato.
A metà primo tempo Lobotka impegna bene Maignan, ma il Napoli avrà un breve momento di sveglia solo fra il 50′ e il 55 minuto. Kim e Kvarastkhelia fanno sperare ai tifosi di casa che, nonostante tutto, almeno il gol possa arrivare. Ma Zielinski si fa soffiare il pallone da Leao, Di Lorenzo è di nuovo in ritardo e il portoghese sigl ala sua doppietta personale.
La fotografia della disfatta è il quarto gol ad opera di Saelemaekers. Il centrocampista belga si traveste da Messi e dribbla tutti i difensori napoletani, trasformatisi in birilli. E senza Meret, che evita per tre volte il quinto gol, il passivo sarebbe stato peggiore. Spalletti allora fa entrare Raspadori e poi Juan Jesus. Ovviamente non sono per riprendere la partita, ma per consentire al primo di riprendere campo, al secondo per far riposare Kim.
Il triplice fischio finale è una liberazione per Spalletti e i tifosi. Il campionato non sembra compromesso, i punti dalla Lazio secondo sono sedici (dodici nel caso che la Juventus vinca il ricorso). Inoltre Juventus, Inter, Milan, Lazio e Roma devono ancora scontrarsi fra loro. Questa sconfitta potrebbe anche risultare terapeutica. Perché, citando Spalletti, “Siamo primi ma ancora non abbiamo vinto nulla”.