Franco Scoglio, il “Professore”: un filosofo del calcio


Chi ha conosciuto il “Professor” Scoglio sa che non era mai banale e che aveva sempre una battuta pronta per tutti. Il 3 ottobre 2005 ci lasciava prematuramente, alla sua maniera, durante uno show televisivo. Chi era Franco Scoglio?

Il “Professor” Scoglio

Ricorre in questi giorni il dodicesimo anniversario della sua morte prematura ma Franco Scoglio, o meglio, il “Professor” Scoglio (perché, oltre ad essere diplomato ISEF, era laureato in Pedagogia) ex mitico allenatore di Genoa e Messina, vive ancora grazie alle sue battute, alle sue citazioni e ai suoi slogan folgoranti, magari coniati al momento, che sono rimasti nella memoria di tanti tifosi; cose che poteva permettersi, da uomo di cultura qual era.

Il suo calcio: le palle inattive

Fu lui, ad esempio, a parlare per primo, riferendosi ai calci da fermo, di “palle inattive” e a sottolinearne l’importanza dal punto di vista degli schemi offensivi, di “aggredire gli spazi” e di “zona sporca…un accorgimento contro i buchi che può creare la zona pura.”. Fautore di un calcio propositivo era solito affermare: “Io non faccio poesia. Io verticalizzo!”. O, ancora, volendo esaltare il suo ruolo: “Io non alleno. Insegno.” “Io non comando i giocatori, io li guido.”

Il Messina e Totò Schillaci

Tifoso del Messina, date le sue origini (era di Lipari, dove, con la famiglia, era anche proprietario di un albergo), riuscì a portarlo in serie B, nel campionato 1985/86, grazie anche ai goal di un “certo” Totò Schillaci, il futuro eroe delle notti magiche di Italia ’90. Si trasferì poi a Genova, altra città di mare, sponda rossoblu: qui, nel 1988, vinse il campionato di B e l’anno dopo ottenne una brillante salvezza in quello di A.

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L’amore per il Genoa

E nacque un grande amore perché al Grifone Scoglio rimase sempre legato, tanto da affermare un giorno che sarebbe morto parlando del Genoa. Profezia tragicamente avveratasi, visto che fu colto da infarto durante una trasmissione televisiva negli studi di una tv privata del capoluogo ligure, mentre discuteva animatamente col presidente Preziosi, che era al telefono. Era il 3 ottobre del 2005.

La carriera da allenatore

Negli anni dal ’90 al ’98 il Professore girovagò per molte squadre, in A e in B, dal Bologna all’Udinese, al Pescara, al Torino, al Cosenza e all’Ancona non riuscendo però mai a finire un campionato; ma quando c’era bisogno e vi era la possibilità tornava sempre al Genoa.

Destarono scalpore, nel 2002, le sue dimissioni da commissario tecnico della Tunisia, con cui si era qualificato per il campionato del mondo di quell’anno, proprio per correre al “capezzale” della sua squadra del cuore che poi avrebbe portato alla salvezza. L’anno dopo andò a guidare la Nazionale libica, dove però sarebbe rimasto per una sola partita perché chiamato dal Napoli; ma anche con la squadra azzurra l’avventura sarebbe finita prima del tempo.

La carriera da opinionista

Negli intervalli tra un incarico e l’altro Scoglio faceva il commentatore ed opinionista televisivo per le tv italiane ed anche per Al Jazeera.

Le frasi mitiche

Non si contano i suoi exploit verbali: “A volte penso che Gesù Cristo sia rossoblu.” “ A Salerno non saremo ancora pronti per andare ad aggredire da Genoa. Potremo aggredire part-time…”. “La vittoria non mi dà emozioni particolari, ma odio la sconfitta.” “Quando perdo divento una bestia e a casa litigo con mia moglie.” Ma anche “Che libidine quando perdo. La sconfitta mi esalta e mi fa assaporare stimoli insostituibili”. E poi, a proposito di palle inattive, “ci sono 21 modi per battere un calcio d’angolo e 12 per battere una punizione.”. “Tutte le mattine devo alzarmi odiando qualcuno”. “Il presidente non esiste, la squadra non esiste e la società non esiste, ma nella maniera più assoluta: esistono solo tifoseria e tecnico.” Mitica poi questa: “Se qui a Genova non vinco uno scudetto in tre anni torno a Lipari a fare l’albergatore.”. “Non prendo in giro nessuno quando dico che il Genoa è tra le prime 10 squadre d’Europa, come nome.”. “Oggi faccio un’analisi a 300 gradi, 60 gradi li tengo per me.”. Spogliatoi del Genoa: “Ragazzi, questa formazione me l’ha predetta Dio.” “L’uomo discende dall’Africa ed è per questo che sono arrivato qui io ad allenare.”. Intervista televisiva: “Sono un allenatore di strada, un po’ prostituta, che si arrangia”; “La vita è una roulotte.”; ma soprattutto “le caratteristiche che devono avere i miei giocatori? Senz’altro necessitano di attributi tripallici: quelli che hanno tre palle fanno il pressing, quelli che ne hanno due giocano al calcio, quelli che ne hanno una fanno le partite fra scapoli ed ammogliati.”

L’intervista dopo Cremonese-Genoa

Dulcis in fundo c’è da ricordare un’intervista in sala stampa dopo una partita (per la precisione Cremonese-Genoa del campionato 1989/90), dove Scoglio apostrofò un giornalista, “reo” di averlo disturbato, in questo modo: Lei, laggiù in fondo, mi deve ascoltare. Altrimenti io sto qui a parlare ‘ad minchiam’!. Una grandiosa commistione tra siciliano e latino davvero irresistibile e che rendeva bene l’idea. Questa necessità di essere ascoltato con attenzione era da lui ribadita più volte perché, sosteneva, era invalsa ormai nel calcio, l’abitudine di fare discorsi a vanvera.

Franco Scoglio: un personaggio scomodo, ma mai banale

Un personaggio fuori dalle righe il Professore. Colorito, mai banale e sicuramente scomodo; che ha lasciato un’impronta nel calcio italiano dal punto di vista tecnico e non solo. Probabilmente avrebbe potuto ottenere risultati migliori nel corso della sua carriera di allenatore, ma essere scomodi ha il suo prezzo…

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