Italia-Ecuador 2-0 sorride Luciano Spalletti


Italia-Ecuador 2-0 seconda ed ultima amichevole per gli azzurri che tornano a casa con una vittoria importante per il futuro. Di Gianfranco Piccirillo

Spalletti nella seconda gara della tournée negli Stati Uniti concede spazio agli altri calciatori della rosa, che aveva convocato, facendo debuttare Vicario in porta con la conferma della difesa a tre e i quattro centrocampisti, tra i quali l’altro esordiente Bellanova, e l’inserimento di Zaniolo, Pellegrini e il napoletano Raspadori in fase offensiva. Anche l’Ecuador, che pure prova tanti elementi giovani, gioca praticamente senza un centravanti vero, affidandosi a Plata, puntando come il Venezuela la scorsa gara soprattutto sul pressing e una conseguente determinazione negli scontri. Il gol iniziale di Pellegrini sugli sviluppi della punizione ribattuta di Demarco, mette nelle condizioni la nazionale di potersi esprimere nel gioco delle ripartenze, favorendo le incursioni di Bellanova, che grazie anche alla generosità di Raspadori, permette a Zaniolo di ergersi a migliore in campo.

L’ex calciatore della Roma però non riesce a segnare, trovando il portiere dell’Ecuador naturalizzato dall’Argentina con lontane origini italiane, Javier Burrai, pronto a neutralizzare la sua migliore occasione, ma anche Dimarco fallisce di testa la possibilità del raddoppio sempre su iniziativa di Bellanova. La squadra sudamericana prova a mettere in difficoltà gli azzurri nell’impostazione dal basso, ma non riesce a impegnare seriamente Vicario. Nella ripresa Spalletti inserisce Di Lorenzo al posto di Bellanova, spostando Darmian a centrocampo, ma i meccanismi del gioco non sono efficaci come nel primo tempo, anche per il vistoso calo di Zaniolo e Raspadori, che comunque ha un’occasione di testa, mentre l’Ecuador conclude più facilmente in porta, soprattutto con Franco, non riuscendo però ad inquadrarla. Per cercare di segnare ancora Spalletti inserisce Locatelli e Frattesi al posto di Jorginho e Pellegrini, autori di una gara discreta, mentre nell’Ecuador entra il giovanissimo Paez per l’infortunato Minda, il calciatore sudamericano più giovane a debuttare in nazionale dopo Maradona e prima di Pelé. Ci voleva l’ingresso del talento, che il Chelsea ha già acquistato lasciandolo per il momento giocare in patria, per vivacizzare l’attacco della nazionale sperimentale ecuadoregna, che finalmente costringe Vicario a compiere una parata difficile sul bravo Plata. Zaniolo si fa pure ammonire, mentre Plata continua a brillare e ad essere protagonista, e così il tecnico della nazionale decide di cambiare tutto il fronte dell’attacco, inserendo Retegui ed Orsolini al posto di Raspadori e Zaniolo, ma è sempre l’Ecuador a tenere il pallino del gioco e a cercare con insistenza il gol del pareggio, anche quando entrano i nuovi innesti, che peraltro cambiano l’assetto offensivo della squadra sudamericana, in piena corsa nel girone per la qualificazione ai Mondiali, nonostante una penalizzazione di tre punti, ricevuta per l’utilizzo errato di un calciatore.

L’ultimo cambio, il sesto previsto per le gare amichevoli, prevede l’ingresso dello juventino Cambiaso al posto dell’interista Dimarco, ma è sempre l’Ecuador a fare gioco, con la nazionale italiana costretta a qualche fallo di troppo, che porta il numero delle ammonizioni subite ad essere davvero pesante alla fine. Insomma la nazionale vince anche la seconda gara negli Stati Uniti con qualche sofferenza di troppo, ma la squadra di Spalletti ha mostrato di saper reggere l’urto dell’agonismo, ma anche delle qualità tecniche delle squadre avversarie e di saper ripartire bene in fase offensiva, come dimostra il bel gol di Barella a scavalcare il portiere Burrai su assist di Orsolini, proprio allo scadere del recupero, che fa assumere però alla gara un punteggio netto, che non corrisponde all’andamento della gara, specialmente nella ripresa. In ogni caso si può sperare di essere protagonisti anche al prossimo europeo in Germania, con le caratteristiche tradizionali del calcio italiano, e la volontà di Spalletti di dare una personalità e un’impronta di gioco alla nazionale.

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