La Nations League è amara per il popolo azzurro


La Nations League è un terreno amaro per l’Italia di Roberto Mancini che deve cedere il passo contro le Furie Rosse nella notte dello Stadio Giuseppe Meazza

La Nations League, competizione di recente introdotta nel calcio europeo, offre alla Spagna l’opportunità di riscattare la sconfitta ai rigori nella semifinale degli europei, seppure giocando in trasferta. Ma l’atmosfera del pubblico milanese, piuttosto ostile nei confronti del portiere stabiese per aver preferito trasferirsi nel PSG, finisce per favorire la Spagna, che dopo aver rischiato di subire la rete da Chiesa nei primi minuti, comincia a diventare padrona del campo e a creare diversi problemi a Donnarumma e alla difesa azzurra. Così arriva su cross di Oyarzabal e indecisione di Bastoni il gol del vantaggio di Torres, e poi su tiro al volo di Marcos Alonso c’è la papera del portiere azzurro, che ha accusato il clima di contestazione, ma Bonucci riesce a salvare in angolo, rinviando l’aggravarsi dei problemi alla fine della prima frazione di gioco. Prima la nazionale avrebbe potuto pareggiare con un colpo di testa di Di Lorenzo, una clamorosa occasione sprecata da Insigne e il palo di Bernardeschi, ma è proprio il fantasista di Frattamaggiore ad avere il maggiore rammarico per aver mancato un altro facile gol dopo il rigore fallito a Firenze.

Nel finale del primo tempo però la Spagna prima va vicino al raddoppio con Oyarzabal e poi subito approfitta della superiorità numerica per la doppia ammonizione di Bonucci e realizza di testa ancora con Torres su un altro cross dalla sinistra. Mancini per la prima volta dopo 37 partite si trova nella condizione scomodissima di dover recuperare un doppio svantaggio peraltro in inferiorità numerica, ma ci prova lo stesso, inserendo prima Chiellini al posto di Bernardeschi, che si era alternato con Chiesa ed Insigne a fare il centravanti tattico e poi anche la punta di ruolo Kean per un Insigne che non ha brillato, ma i problemi sono a centrocampo dove la Spagna è maestra del possesso palla, che in superiorità numerica diventa ancora più insistito. A questo punto Jorginho e Verratti, che hanno deluso nel primo tempo vengono sostituiti da Calabria e Locatelli, prima che anche Barella lasci il campo per Pellegrini, ma la Spagna manca con Oyarzabal di testa e poi soprattutto con Marcos Alonso il terzo gol, sventato in questo caso da una grande parata di Donnarumma. Quando la gara sembrava risolta facilmente per la squadra di Luis Enrique, l’Italia trova il gol che riapre il discorso qualificazione con la tipica azione di contropiede, tutto merito però di Chiesa, abile a rubare palla, a ripartire solo davanti al portiere Simon e a servire a Pellegrini la palla che regala speranze fino alla fine del recupero. Ma le energie fisiche non sono sufficienti a trovare il secondo gol, che avrebbe portato ai supplementari, un risultato che sarebbe stato troppo penalizzante per una Spagna, che ha meritato il successo e ha avuto la soddisfazione di negare ai campioni d’Europa un’altra finale a pochi mesi di distanza da quella di Londra. l’Italia non perdeva in casa dal 2016 e addirittura dal 1999 in partite ufficiali e soprattutto si ferma a 37 risultati utili consecutivi, perdendo contro una Spagna piena di giovani di qualità, avvantaggiata però da una fortunata superiorità numerica per la prima delle due ammonizioni di Bonucci non chiarissima, che affronterà domenica sera la vincente di Francia Belgio in finale di Nation League. Domenica pomeriggio la nazionale italiana invece affronterà la perdente della semifinale di domani, per la finalina del terzo e quarto posto, un fatto che non capitava dai mondiali di Italia 1990, ma che non può renderci orgogliosi oggi come allora, soprattutto perché si gioca in casa davanti al proprio pubblico, come peraltro accadde pure negli europei del 1980. Corsi e ricorsi storici di sfide sempre importanti ed interessanti per la nostra nazionale, ma anche per quella delle furie rosse, che negli ultimi due decenni è sempre protagonista a livelli altissimi in tutte le competizioni.

Di Gianfranco Piccirillo

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