Lavorare come Steward allo stadio


Con la riapertura graduale degli stadi anche per gli Steward si riprende a lavorare. Ma il turnover è elevato, c’è l’esigenza di formarne tanti, per coprire i vuoti. Per chi è interessato, ed è maggiorenne, bisogna frequentare un corso obbligatorio, organizzati spesso dalle società di calcio o da aziende esterne. L’accesso ai corsi richiede il diploma di scuola media inferiore per le funzioni di capo unità e steward, diploma di scuola media superiore per le funzioni di delegato per la sicurezza, responsabile di funzione e coordinatore. Dalle 12 alle 42 ore, divisi in una parte teorica ( lezioni anche di inglese) e una pratica.  Necessaria anche l’assenza di daltonismo e precedenti penali che vietino l’ingresso negli impianti sportivi. Un contratto di lavoro a chiamata, con turni da 5-8 ore e retribuzioni che vanno dai 25 ai 50 euro per le partite in casa e aumentano per le trasferte in altre città, organizzate a spese della società. Il servizio sugli spalti viene svolto con un giubbotto giallo o arancio consegnato all’arrivo allo stadio. Ci si trova solitamente almeno un’ora prima e per organizzare le postazioni e distribuire i vari accessori come walkie-talkie e mappe dell’impianto dove sono contrassegnate le vie di fuga per le emergenze. Gli steward sono ormai figure di riferimento negli stadi ma non solo ma anche di concerti e di altri eventi in grado di richiamare pubblico. Qualcuno li chiama anche delegati alla sicurezza ma di certo gli steward ormai hanno acquisito, anche in sinergia con le forze di polizia un ruolo importante all’interno dello stadio: devono lavorare a contatto con il pubblico garantendo la sicurezza, occuparsi di ispezioni dell’impianto prima dell’apertura, del filtraggio e pre-filtraggio del pubblico quando inizia ad accedere, di vigilanza interna all’impianto sportivo una volta che l’evento inizia. Addirittura si profila, con la circolare del Ministero dell’interno di pochi giorni fa che gli stewards potranno anche controllare i green pass negli stadi.

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