Marco Van Basten, il “Cigno di Utrecht”


Marco Van Basten, il “Cigno di Utrecht”

Marco Van Basten,Un attaccante elegante, uno dei piu’ forti visto con la maglia del Milan ma uno dei piu’ forti attaccanti della storia del calcio. Elegante e leggero nei movimenti il ” Cigno di Utrecht” capace di realizzare tantissi goal meravigliosi, un calciatore che ha vinto tantissimo ma che purtroppo ha vissuto una fase di storie di infortuni che hanno condizionato la sua carriera fino al ritiro anticipato.

Il Milan di Sacchi o se preferite il Milan degli Olandesi perche’ con Ruud Gullit e Frank Rijkaard, andava a completare il trio straniero fatto di magia, goal e spettacolo. Il popolo rossonero era in delirio per la macchina costruita da Silvio Berlusconi capace di portare a vincere il Milan in Italia, in Europa e nel Mondo. Tantissimi sono stati i suoi goal per un giocatore che era diventato un incubo per le difese avversarie. Van Basten era capace di realizzare goal assurdi, in rovesciata, di testa, in acrobazia, goal che realizzava con una semplicita’ disarmante.

Anche con la nazionale Olandese e’ stato protagonista vincendo un Europeo nel 1988 dove ha realizzato un goal da fantascienza contro l’Unione Sovietica con una magia praticamente dalla linea di fondo. Questo e’ sicuramente una delle icone della sua carriera ed uno dei goal piu’ belli di tutta la storia del calcio.

Anni felici fatti di titoli anche personali con le vittorie nel pallone d’oro. Ma poi succede quello che fa male a tutti gli sportivi:

Nel giugno del 1993, van Basten si sottopone al quarto intervento chirurgico alla caviglia: da qui in poi trascorrono due anni nel tentativo di recuperare l’efficienza fisica. Si riaggrega ai compagni due anni dopo per la preparazione estiva dell’estate del 1995, ma il 17 agosto annuncia la decisione di ritirarsi definitivamente, a soli 30 anni, dall’attività agonistica. Il giorno dopo saluta i tifosi milanisti con un giro di campo a San Siro che in un’intervista del 2020 ricorderà con dolore:

«C’era tristezza ovunque. Quella del pubblico, e la mia. Correvo, perché non volevo far vedere che zoppicavo, battevo le mani alla gente. E intanto pensavo che non c’ero già più, mi sembrava di essere ospite del mio funerale. Quella sera pensavo soltanto che la mia vita era stata il calcio. Adesso era diventata una fogna. Avevo il fegato a pezzi per gli antidolorifici. Avevo un dolore pazzesco a quella caviglia maledetta. Ero disperato. Dopo, quando ne sono uscito, ho capito di aver vissuto qualcosa di simile alla depressione ( Fonte Wikipedia)

La storia di un campione che ha portato tanta gioia al mondo del calcio, una favola spezzata troppo presto.

Foto Wikipedia

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