Napoli un pareggio a Cagliari che non scalda i cuori. Il racconto post gara di Gianfranco Piccirillo
Il nuovo tecnico del Napoli ha provato a cambiare qualcosa nella squadra, inserendo Mazzocchi al posto dello squalificato Di Lorenzo, Il redivivo Zielinski a centrocampo, bocciato da Delaurentiis in Europa dopo l’accordo con l’Inter, e Raspadori in attacco al posto di Politano, la mossa più sorprendente di Calzona, che però non porta benefici immediati. Nel primo tempo, non è una gara di calcio, questa della nuova Sardegna Arena, ma piuttosto sembra l’esecuzione della cumbia della noia, che prevale nettamente, più ancora della canzone di Angelina Mango all’Ariston. L’unico sussulto di una partita senza emozioni nel primo tempo è l’autorete di Rrahmani, che però viene annullata dallo stesso arbitro, dopo aver rivisto l’azione su indicazione del var, per fuorigioco e forse anche un fallo del nazionale peruviano Lapadula su quello del Kosovo. Per il resto solo possesso palla sterile delle due squadre, falli a ripetizione a centrocampo e tanta confusione. Il pareggio però non serve a nulla sia al Napoli che al Cagliari di Ranieri per i rispettivi obiettivi e così nella ripresa, su entrambi i fronti si prova ad attaccare, sfruttando soprattutto i calci piazzati, e i primi cambi con l’ingresso di Viola, Zappa e Pavoletti sulla sponda degli isolani, che si privano dell’apporto dopo circa un’ora anche dell’ex Gaetano.
La squadra di Calzona finalmente comincia a mettere il ritrovato Osimhen nelle condizioni di colpire di testa, e dopo una parata piuttosto facile di Scuffet sul nigeriano, arriva la sua seconda realizzazione consecutiva dopo quella di Champions ma questa volta con la sua caratteristica di battitore aereo, grazie ad un assist al bacio di Raspadori, un calciatore di valore, che Mazzarri aveva relegato perennemente in panchina. Il primo cambio di Calzona è l’ingresso di Politano, per un impalpabile Kvaratskhelia, che continua ad essere l’ombra di se stesso, ma almeno questa volta non contesta la giusta decisione del suo allenatore.
Ranieri risponde con l’ingresso di Oristanio, mentre quello di Petagna per Pavoletti è forzato da un infortunio, al contrario degli ingressi tattici successivi di Cajuste e Lindstrom per un Raspadori convincente come ispiratore e un Zielinski invece ancora lontanissimo dai suoi standard di rendimento. Nel finale che il Cagliari di Ranieri prova a trasformare come di consueto nelle gare interne in un arrembaggio alla porta avversaria, Calzona decide di inserire Ostigard e Simeone al posto di un Osimhen fermato da un colpo, e Mazzocchi, ma subito dopo si infortuna pure Anguissa, che gioca gli ultimi minuti in grande difficoltà, provando comunque a ritrovare la condizione, che lo aveva portato a diventare un protagonista della scorsa stagione. Politano spreca clamorosamente la palla del raddoppio solo davanti a Scuffet e così nel lungo recupero la squadra di Calzona non può smettere di soffrire, anche se prova a mantenere il risultato con un possesso palla, che avrebbe potuto portare al gol prima Simeone, egoista nel non servire il meglio piazzato Lindstrom, cercando la conclusione forzata parata da Scuffet, e poi Lobotka, che invece commette un errore di mira. Gli errori sono gravissimi in attacco e costano carissimo al Napoli, perché nell’unica azione degna di rilievo dei sardi, Luvumbo è abile a girarsi in area, ma soprattutto a sfruttare un’indecisione pesantissima di Jesus in difesa, depositando poi con un tiro preciso alle spalle di Meret il pallone del pareggio, praticamente nell’ultima azione utile della gara.
E così viene fuori proprio il risultato di parità, che non serve alle due squadre, ma che può essere considerato giusto in considerazione della penosa esibizione del Napoli nel primo tempo, che avrebbe meritato i fischi e addirittura l’uscita dallo stadio da parte dei tifosi partenopei presenti all’Unipol Domus. A questo punto diventa quasi impossibile recuperare una posizione utile in classifica per l’Europa che conta, anche se si dovesse vincere mercoledì la gara di recupero contro un Sassuolo, peraltro in piena crisi di gioco e di risultati, proprio come il Cagliari attuale.