Al Nevermind la presentazione del nuovo disco di Francesca Rondinella e Giosi Cincotti
Pregevole operazione quella che ha portato alla nascita del disco “Meet & Reel”, registrato live in presenza del pubblico al Godfather Studio, sostenuto da tutti quelli che ci hanno creduto e prodotto da Soundfly.
La voce di Francesca Rondinella e la naturalezza con cui interpreta, in maniera squisitamente attoriale, i brani proposti ben si accompagna al piano di Giosi Cincotti, talentuoso arrangiatore e ottimo fisarmonicista.
Il 19 maggio hanno presentato al pubblico del Nevermind buona parte delle diciassette tracce che compongono questo cd che spazia da Sakamoto a E.A. Mario, senza tralasciare i brani inediti in cui la scrittura si fa poesia lieve, sottile, delicata ma mai facile nè scontata (“Anema annura”). Non è un lavoro discografico che parte dall’assunto -interessante ma talvolta abusato- di riproporre con altri e differenti arrangiamenti i classici del canzoniere partenopeo, quanto piuttosto un percorso di ricerca che sembra partire dai titoli, dalla storia che ogni canzone ha, dall’anello di congiunzione che, per un motivo o l’altro, la lega a noi, al vissuto di chi canta, ai ricordi di chi l’ascolta.
Questo vale sicuramente per un brano come “Simme ‘e Napule paisà” in cui, finalmente, Francesca Rondinella riporta alla luce la malinconia di cui è intriso il testo, scritto per stigmatizzare l’orrore e gli scempi subìti da Napoli nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Ma vale anche per “Les feuilles mortes” in cui, alla firma di Prèvert, si aggiungono gli inserti -in lingua napoletana- di Enzo Moscato o per “Tammurriata americana”, in cui la verve dei due musicisti nell’esecuzione dal ritmo sincopato che si fa fumoso sotto le dita di Cincotti e la timbrica diversa per la Rondinella, non fa rimpiangere la versione di un mostro sacro come Gilda Mignonette.
Tra la perla -ai più- nascosta di “Si t’ha vuò scurdà” a firma di Paolo Conte e una frizzante versione di “‘O ‘nnamurato mio”, c’è anche l’omaggio dei due artisti a Pino Daniele con “Maggio se ne va”.
Fatto con il cuore, con rispetto e soprattutto con indiscusso estro.