Lo scorso turno si è tenuta la sfida più affascinante dell’intero panorama del calcio inglese. Non me ne voglia Londra e i tifosi dei suoi club ma Manchester contro Liverpool è considerato il vero Derby d’Inghilterra perché mette di fronte due culture, non solo calcistiche, in perenne lotta tra loro.
“Mancunians” e “Scousers” non sono amici, non possono esserlo. Questi ultimi non si considerano nemmeno parte della popolazione d’Inghilterra ma uno stato a se. Figurarsi dopo quel che è accaduto, in passato, per questioni più importanti del calcio.
Agli inizi del secolo scorso, la città di Manchester sviluppò in maniera esponenziale, diventando un importante centro economico a discapito della vicina Liverpool, città portuale che vide i suoi docks chiudere a causa dello spostamento della forza lavoro verso la rivale che offriva condizioni (e salari) più vantaggiosi.
La rabbia che pervade gli “Scousers” arriva proprio da quei tristi giorni di crisi e dove poteva esprimersi meglio se non nel calcio.
Tra i 5 club professionistici delle due città (Man City e United da una parte ed Everton, Liverpool e Tranmere Rovers dall’altra) la rivalità è altissima. Tantissimi i titoli e le onorificenze raccolte negli anni che hanno portato questi club ad accrescere rivalità e astio.
Chi esprime meglio tutto questo sono il Man Utd e il Liverpool, vale a dire coloro che hanno raccolto più vittorie sia in patria che in Europa. Dai gloriosi anni di Matt Busby e Bill Shankly, le due compagini sono state il fiore all’occhiello dell’intero movimento che riceveva, di riflesso, una grande considerazione a livello continentale.
Tantissimi campioni sono stati protagonisti di questa sfida come George Best, Kevin Keegan, Bob Charlton, Kenny Daglish fino ad arrivare agli anni recenti di Giggs e Gerrard. Il tutto con le due tifoserie a scontrarsi sia sugli spalti che fuori con un vantaggio a favore degli “Scousers”; dovete sapere, infatti, che le tifoserie di Everton e Liverpool erano solite unirsi e mettere da parte le loro normali divergenze se si tratta di avere a che fare con i “Mancs”.
Il match di domenica è stato molto bello e appassionante. La vigilia, come da tradizione, era stata animata dai due tecnici che, tramite schermaglie verbali, avevano portato la tensione ad alto livello.
Klopp e Mourinho sono due tipi così, ovvero con la lingua tagliente e, per avere la meglio, hanno catechizzato a dovere i loro ragazzi che, nei 90 minuti, hanno mantenuto alta la pressione e cercato di concretizzare il più possibile badando al sodo.
Chi ha sentito tutto questo più di altri, a mio parere, è stato Pogba che ha offerto una prova negativa, l’ennesima dal suo ritorno a Manchester.
Prima è riuscito a regalare il rigore che ha dato il vantaggio ai Reds, poi ha collezionato una serie di errori e intemperanze che hanno contribuito a far alzare la voce ai (tanti) critici che non accettano quanto sia stato pagato dai Red Devils per strapparlo alla Juventus.
Fortunatamente per loro, ci ha pensato il solito Ibrahimovic a pareggiare l’incontro; grazie all’ennesima prestazione monstre, lo svedese è stato protagonista in positivo per i padroni di casa. Ben coadiuvato dal giovane Martial, Zlatan ha creato non pochi grattacapi alla retroguardia ospite.
L’1 a 1 finale ha accontentato un po’ tutti, perlomeno chi era spettatore esterno. Quel che è certo è che entrambe hanno perso terreno da un Chelsea che, avendo un andamento regolare, continua ad aumentare il vantaggio sulle inseguitrici. Chi, invece, era coinvolto da tifoso dovrà rimandare le velleità di supremazia alla prossima occasione, come al solito..
Up the Pints!!
Davide
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