Kalidou Koulibaly, soprannominato “il K2”, segna al 90′ e regala al Napoli tre punti fondamentali e, cosa più importante, riattacca le strisce che Donnarumma che aveva staccato una settimana fa.
Vittoria che rammenta un vecchio detto, ma sempre valido: non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Dopo la sconfitta in casa contro la Roma ed il pareggio contro l’Inter, con la Juventus (dopo il recupero contro l’Atalanta) a più quattro, il campionato sembrava chiuso. Poi la SPAL ferma la vecchia signora sullo 0 a 0 e, con la vittoria sul Genoa, il Napoli riprese la corsa.
Poi, un nuovo canto funebre: pareggio col Sassuolo e, dopo la vittoria in pieno recupero col Chievo, con il Milan la Juventus era tornata a più sei. Ma Simy, imitando CR7, blocca di nuovo i bianconeri. E adesso, allo Stadium, dove il Napoli aveva sempre perso, Koulibaly, con uno stacco prodigioso (2,48 metri), insacca Buffon.
E la Juventus deve arrendersi al K2, al quinto gol stagionale. Un Napoli che ha messo fine al suo limite: fino all’anno scorso erano solo gli attaccanti a segnare. Questa stagione tutta la squadra è andata al gol, a parte Hysai, a dimostrare la crescita di questa squadra.
Partita dominata dal Napoli, con zero tiri in porta dei padrini di casa. Forse Allegri ha sbagliato la gestione della partita, già nel pre-partita, aveva quasi fatto capire di accontentarsi del pareggio. C’è stata anche un pizzico di sfortuna, sia per il cambio obbligato di Chiellini per infortunio al decimo minuto, sia per il palo su una punizione di Pjanic deviata da Callejon.
Ora cantare il De Profundiis alla Juventus è altrettanto sbagliato che cantarlo al Napoli. Primo perché i bianconeri, con quattro vittorie per uno a zero, possono comunque consegnare il settimo scudetto consecutivo; secondo perché questo campionato ha dimostrato che non si deve sottovalutare mai l’avversario altrimenti finisci per schiantarti contro una montagna, in questo caso il K2.