Il “caso” Kean” ha sollevato polveroni su quanto la Curva Nord della Sardegna Arena di Cagliari sia stata razzista nei confronti dei coloured bianconeri.
Nelle CURVE degli stadi italiani, dove tifare la propria squadra è una FEDE, si trascende nei peggiori istinti umani, dove i cori contro il proprio Presidente, contro un avversario, contro le forze dell’ordine o addirittura contro il Direttore Generale per i prezzi dei biglietti troppo alti, non si differisce da un altro
INSULTARE serve, a loro modo di vedere, per innervosire l’avversario, farlo giocare male, magari farsi ammonire e poi cacciare dall’arbitro.
La nuova moda di chi usa la rete Internet e i Social è quello di video registrare le proprie bravate.
Gli smartphone sono oramai una maledizione sociale, manca solo di fare un video mentre siamo in bagno!
Si vedono i pedoni attraversare la strada con gli occhi fissi sullo schermo, rischiare la vita, cadere e inciampare.
E’ troppo importante essere Social h 24, leggere immediatamente un messaggio, collegarsi alla rete.
Succede che le violenze a sfondo sessuale e razziale vengano poi postate sulla rete per godersi lo spettacolo dei commenti del popolo.
Anche allo stadio i gruppi Ultras godono a rivedere e rivedersi nelle proprie coreografie, e anche in ciò che dicono.
E’ sempre successo e sempre accadrà finché chi di dovere non porrà fine a queste cose, come successe anni fa in Inghilterra dove i famosi teppisti furono debellati.
In Italia non si fa nulla di serio, ci si lamenta dei buu razzisti ai giocatori di colore ma non si fa niente.
Nel proprio piccolo la Società Cagliari Calcio sta tentando da anni di investire nelle giovani generazioni, il TIFO POSITIVO che alla Sardegna Arena presenta uno spicchio dello stadio con soli bimbi è una prova, ma non solo questo.
Ma contro le Curve politicizzate, sia di destra che di sinistra, poco possono fare le Società di calcio.
Anzi, pagano con la RESPONABILITA’ OGGETTIVA le sciocchezze che nella maggioranza delle volte sono commesse da pochi spettatori;
come a scuola il maestro punisce tutta la classe se non esce fuori il responsabile.
Settori dello stadio chiusi?
Queste sono le punizioni che chi di dovere esercita contro la violenza .
Cosa risolve? NIENTE!
In Curva ci sono i cori che da sempre, tutte le tifoserie, intonano contro gli avversari.
Il Napoli è una di quelle squadre che maggiormente viene insultata un po’ da tutte le parti.
Anche al Cagliari succede, in casa come in trasferta.
IL POPOLO SARDO è Reo di essere PASTORE, quei lavoratori che col loro duro lavoro producono il formaggio pecorino, romano e sardo, che in tutta Italia e in tutto il mondo mangiano e adorano.
Ma allo stadio gli ULTRAS urlano che siamo PASTORI, anzi
SIETE TUTTI PECORAI
Questo è ciò che è stato detto nel settore ospiti dell’impianto Cagliaritano dagli Ultras della Juventus martedì sera.
Certo, il Signor Matuidì ha ragione a indignarsi per i buu a suo carico e dei suoi compagni di colore, ma se vuole essere più onesto forse dovrebbe anche dire che i suoi supporter hanno detto contro i Sardi.
Sempre se lo avesse sentito, ma ne dubito.
E’ stato postato un video dove palesemente si inneggia alle origine pastorali dei sardi.
Si chiede onestà intellettuale da parte di tutti, niente di più, nessun coro di questo genere dovrebbe sentirsi in uno stadio ma, vogliamo ricordare, che ai tempi dei Romani de Roma accadevano cose certo più disumane.
Niente di nuovo sul fronte Occidentale, potremmo dire, il solito becero coretto che Gigi Riva e gli Eroi del 1970 hanno più volte denunciato, asserendo che più gli urlavano contro che erano pecorai (eppure Riva era di origine Lombarde!) più loro giocavano forte
Ed allora non sorprende vedere e sentire queste parole.
Riportiamo qui sotto ciò che il Presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha detto sul sito ufficiale della Società rossoblù:
Nota del Presidente Tommaso Giulini
L’argomento merita una profondità che capisco sia complicato esprimere in uno studio televisivo in pochi concitati minuti. Detto questo ci sono due aspetti da tenere in considerazione:
1. Anche un solo “buu” va condannato, sempre. Ma non basta una condanna, per sconfiggere il razzismo ci vuole impegno, cultura e iniziative. Tutto quello che il Cagliari fa, dalla Scuola di Tifo alla Curva Futura per i bambini, dalla Quarta Categoria alla Football Academy e alle altre numerose attività, è proprio volto a creare un contesto culturale diverso. E la realizzazione della nostra nuova casa va in quest’ottica. Il razzismo si condanna ma soprattutto si sconfigge. E per farlo occorre aggiungere fatti alle parole.
2. C’è un secondo aspetto, che non è minimamente legato al primo e che riguarda un ambito molto sensibile e si chiama Rispetto. Noi insegniamo ai ragazzi del nostro settore giovanile che il calcio è gioia, divertimento. E che il fine di tutto, il gol, è un momento di condivisione meraviglioso. Lo facciamo tutti i giorni cercando di imparare da club come il Barcellona o il Manchester City, che da tempo lavorano con i giovani su questi aspetti. Venerdì scorso Fabio Pisacane dopo il gol non è andato a “sfidare” una tifoseria già tesa per la situazione di classifica, ma ha mimato il gesto del pancione condividendo con i compagni questa gioia. Ma nonostante ciò, tutti dobbiamo impegnarci a lavorare perché a partire dai più giovani si capisca che rispettare il prossimo, il suo stato d’animo, la sua frustrazione è un gesto lodevole. Sempre.
Ribadisco non è un rapporto causa effetto giacché non c’è nulla che possa in alcun modo giustificare un solo “buu”. Il razzismo è da condannare sempre in ogni sua anche infinitesimale forma.
Ma gli anticorpi si creano anche insegnando soprattutto alle nuove generazioni che il calcio è gioia e che il rispetto per gli altri fa di noi delle persone migliori. Il Cagliari negli ultimi anni sta facendo un importante lavoro in termini di cultura condivisa e di diffusione di valori positivi, anche attraverso azioni concrete come la realizzazione di infrastrutture atte a favorirli.