Turchia-Italia-Il giorno dopo la vittoria azzurra


Turchia-Italia-Il giorno dopo la vittoria azzurra

Turchia-Italia è stata una gara divertente con gli azzurri che provano a rialzare la testa. Il racconto post gara di Gianfranco Piccirillo:

Dopo la gravissima sconfitta con la Macedonia del Nord, che come quelle con la Corea del Nord e l’Irlanda del Nord è già passata alla storia delle figuracce azzurre, la nazionale può ripartire da alcune indicazioni positive più ancora che dalla vittoria. Si parte però dai problemi che si sono visti anche nella prima parte del primo tempo e non solo sul gol immediato di Under, determinato da un’incertezza di Donnarumma, che continua ad attraversare un periodo non semplice. Infatti l’Italia sperimentale, prima di prendere le misure agli avversari in uno stadio pieno e sotto la pioggia, soffre la determinazione dei turchi, reduci dalla sconfitta con il Portogallo e desiderosi di trovare il riscatto contro la nazionale campione d’Europa. Ma la squadra di Mancini con Pessina e Tonali a centrocampo riesce a creare grattacapi alla difesa turca, che perde subito un difensore per infortunio e recupera il pareggio con la deviazione vincente di Cristamte sul calcio piazzato di Biraghi e mette in costante difficoltà gli avversari con l’inedito tridente offensivo Zaniolo, Scamacca e Raspadori, che trova pure il gol del vantaggio sul finire del tempo.

Da segnalare anche due interventi uno negativo e uno positivo del portiere stabiese, che prima rischia di commettere un altro clamoroso errore su un disimpegno coi piedi e poi compie un intervento prodigioso su una conclusione da fuori di Chananoglu. Donnarumma è protagonista nella ripresa ancora sul suo ex compagno di squadra Chananoglu e in un altro paio di circostanze, mentre Mancini si affida a Zaccagni al posto di Zaniolo, che ha qualche buono spunto, ma commette pure errori e si fa ammonire, per cui il rammarico della sua assenza nella gara precedente ci può essere fino ad un certo punto. Quello che invece viene fuori da questa gara è che il gioiellino del Sassuolo, Raspadori, autore di un’altra rete e di buoni spunti da esterno sinistro che non fa assolutamente rimpiangere Insigne, avrebbe dovuto avere molto più spazio nella semifinale playoff contro la Macedonia e siamo convinti che Mancini stia rimuginando molto su questo come fece Lippi ai mondiali del 2010, quando impiegò troppo poco Quagliarella nella gara decisiva del girone. Nel finale della ripresa entrano contemporaneamente Bastoni, Locatelli e Sensi per Chiellini, Cristamte e Pessina, ma è la Turchia che beneficia dei suoi cambi con il gol di Dursun e un paio di occasioni clamorose, sventate abilmente dal portiere stabiese, diventato capitano con l’uscita di Chiellini, che riscatta ampiamente l’errore iniziale, che aveva illuso i padroni di casa. Splendida soprattutto la parata sullo stesso attaccante autore del secondo gol turco, che non riesce a darsi pace di come il portiere stabiese abbia recuperato il pallone sul suo colpo di testa. La partita più importante che si è giocata oggi sul suolo turco è quella della trattativa diplomatica per fermare la guerra in Ucraina perché di questa restano solo i dati statistici, compresi quelli del recupero, nel quale Mancini concede una presenza a Bonucci e Belotti per gli attaccanti Scamacca e Raspadori, cambiando modulo con tre centrali difensivi, determinati dalla presenza di Acerbi e Bastoni, mentre gli esterni bassi restano fino alla fine De Sciglio e Biraghi.

Insomma giusto fare i processi alla federazione per il secondo fallimento consecutivo della mancata qualificazione ai Mondiali, ma bisogna riconoscere a Mancini che, oltre il successo degli europei ha dimostrato di saper scegliere i migliori calciatori italiani in un periodo che oggettivamente non offre particolari talenti e nello spazio limitato delle squadre migliori del campionato, che da anni preferiscono affidarsi soprattutto ai calciatori stranieri. Per questo motivo credo che sia giusto che continui il suo lavoro alla guida della nazionale, puntando a vincere subito la Supercoppa Maradona a giugno contro l’Argentina, nuovamente nello stadio di Wembley, anche se rimane l’amarezza per la mancata scelta dello stadio di Napoli.

Leggi anche le qualificazioni mondiali

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