Nero Wolfe – A New York, in una casa di arenaria rosso-bruna, vive l’investigatore privato Nero Wolfe. Uomo dal peso notevole (pesa circa 150 kg). Wolfe ha una caratteristica che lo distingue da ogni altro investigatore: non esce praticamente mai di casa. Infatti tutte le incombenze sono svolte dal suo assistente Archibald “Archie” Goodwin. Inoltre Wolfe ha degli orari di lavoro rigidissimi: dalle nove alle undici e dalle quattro alle sei del pomeriggio lavora nella sua serra privata. Grande appassionato di alta cucina, durante i pasti si rifiuta di parlare di lavoro. Eppure, nonostante tutte le sue manie e difetti (fra cui la misoginia), è uno degli uomini più intelligenti del mondo. Infatti risolve sempre ogni caso.
La serie, diretta da Giuliana Berlinguer, era composta da dieci puntate. Ognuna di queste era divisa in almeno due episodi, andò in onda dal 1969 al 1971. Lo sceneggiato venne particolarmente apprezzata sia in Italia che all’estero. Infatti lo stesso Rex Stout (autore dei romanzi e dei racconti originali) si disse molto soddisfatto della trasposizione ed indicò come esemplare. Specialmente se paragonata alle produzioni americane sul medesimo soggetto.
Gli interpreti ricorrenti nella serie erano: Tino Buazzelli nel ruolo di Wolfe, Paolo Ferrari in quelle di Goodwin, Pupo de Luca in quelli di Fritz Brenner (il cuoco di casa Wolfe, definito da Goodwin “Il piccolo gioiello di famiglia”) e Renzo Palmer, nelle vesti dell’Ispettore Cramer. Tranne nel nono episodio “Sfida al cioccolato”, dove è sostituito da Attilio Cucari.
In ogni episodio – girato in bianco e nero – la distribuzione del cast era completata da diversi attori ospiti (per lo più interpreti di teatro). Questi impersonavano i personaggi al centro della vicenda.
A differenza di altre serie televisive poliziesche, era caratterizzata da un tono estremamente ironico. Degni di nota gli scambi di battute fra Wolfe e Goodwin o fra questi ultimi e l’Ispettore Cramer. Inoltre, per sottolineare la camminata dell’imponente investigatore era sottolineata dal commento musicale elettronico di Romolo Grano, generando un voluto effetto umoristico.
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