“8 Rue de l’Humanité” – A marzo 2020 a Parigi scatta il primo lockdown per contrastare il nuovo coronavirus. Al numero 8 di rue De l’Humanité vive Martin (Danny Boon), letteralmente terrorizzato dal contagio, capace perfino di far dormire fuori la porta sua moglie Claire (Laurence Arné), avvocato uscito per recarsi in tribunale. La sua ansia e le sue precauzioni estreme cadranno in parte sotto i colpi di un condominio che tra un barbecue “illegale” e l’altro in cortile vuole approfittare del momento per conoscersi davvero e supportarsi vicendevolmente.
“8 Rue de l’Humanité”, recensione
Sulla strada dell’umanità l’avvento della pandemia Covid ci ha costretti a vivere in condizioni prima inimmaginabili. E ha lasciato e lascerà strascichi che cambieranno la nostra esistenza e quella delle generazioni future per sempre. Ci ha bloccati insieme, come dice il titolo inglese del film e ci ha fatti ripartire in maniera nettamente diversa. Già da un po’, come dice Claire, siamo stanchi e vorremmo tutti tornare ad essere come prima. Questo il senso di un’opera corale dedicata a tutti quelli che hanno sofferto a causa del Covid. Ed è difficile trovare qualcuno a cui ciò non è accaduto.
Danny Boon, attore e regista di “Giù al nord”, scrive, recita e dirige in questo lungometraggio in cui da un lato intende farsi ridere addosso caricandosi di tutte le ossessioni e i timori scaturiti dal virus e dall’altro mette sul tavolo per poi distruggerli alcuni stereotipi (gli scettici, la ricerca del vaccino, gli applausi al balcone, le dirette sui social) e luoghi comuni nati attorno a esso.
Si comincia con le immagini aeree di una Parigi deserta, in guerra sanitaria come indicato dalle parole del presidente Macron. Poi soltanto il cortile e una serie di scene che potranno fungere da documento di un’epoca e poco altro. Più divertimento e riflessione a reggere la visione è una sorta di interesse voyeuristico. Nonostante un certo garbo l’opera non rende giustizia al filone delle commedie francesi che negli ultimi decenni hanno dato ben altre soddisfazioni.
Il film non punge, non esorcizza, non denuncia e non mette in scena parodie particolarmente acute. Colpa anche dei personaggi troppo caricaturali e della recitazione talvolta esasperata. C’è da dire che a livello comico le gag non sortiscono gli effetti sperati anche perché arrivano fuori tempo massimo, a quasi due anni dal primo lockdown. Addirittura il Martin impersonato da Boon richiama il Romain di “Supercondriaco” del 2014. Da un’operazione come questa era lecito aspettarsi qualcosa di più.
“8 Rue de l’Humanité” è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 20 ottobre 2021.