Bad Boys for Life, trama e recensione


Gli agenti Mike e Martin sono tornati: dopo “Bad Boys” del 1995 e “Bad Boys II” del 2003 arriva nelle sale il terzo capitolo di un franchise che funziona ancora egregiamente.

Bad Boys for Life, trama

Martin (Marcus Burnett) è stanco, ha appena avuto un nipotino, ha promesso a Dio di non esercitare più nessuna forma di violenza e vorrebbe soltanto andare in pensione. Ma la sete di vendetta di un criminale mette in pericolo la vita di Mike (Will Smith) e non può certamente tirarsi indietro. I due Bad Boys sono quindi per forza di cose costretti a ritornare insieme in pista, il primo con le sue insicurezze tragicomiche e il secondo con la sua impulsività temeraria. Quando Isabel Aretas (Kate del Castillo), legata alla magia nera, evade in Messico vuole far pagare Mike per la morte in carcere di suo marito Benito. Lo farà sguinzagliando suo figlio Armando (Jacob Scipio) che man mano intende eliminare tutti quelli che hanno contribuito alla condanna del padre.

Bad Boys for Life

Recensione

Siamo davanti ad un franchise che dopo venticinque ha dimostrato di funzionare ancora, che lanciò nel 1995 sia Will Smith che Michael Bay sul grande schermo e che incassò oltre 140 milioni di dollari. Il secondo capitolo della trilogia vide la luce nel 2003 e ne incassò 270, pur costando molto di più. “Bad Boys for Life” ha raggranellato già 370 milioni al di fuori del nostro paese, rivelandosi un’operazione ancora una volta ampiamente vincente. Easter egg di prestigio è la presenza proprio di Michael Bay, che impersona il maestro di cerimonie quando finalmente la figliola di Marcus si sposa.

I due protagonisti sono costretti a fare i conti con il tempo che è trascorso inesorabile e tutto questo potenzia il motore comico del film. Il personaggio di Will Smith esce certamente meno condizionato dagli anni che sono passati nonostante si tinga il pizzetto, balzando in netto primo piano grazie alla scoperta di essere il padre del suo antagonista che tra l’altro mira solo a farlo fuori. Di ottima fattura le scene d’azione e i rocamboleschi inseguimenti in auto, mantenuti nel perimetro del plausibile pur implementando un alto grado di spettacolarità.

Dopo i primi due titoli della serie firmati da Michael Bay questa volta alla regia troviamo Adil El Arbi e Bilall Fallah (nel frattempo al lavoro per “Beverly Hills Cop IV”), che trasmettono allo spettatore una certa nostalgia per i film d’azione anni Novanta con le loro atmosfere e ambientazioni particolari. Questa volta viene accantonato il montaggio frenetico caratteristico di Bay, scegliendo di confezionare un film più classicheggiante. Le venature malinconiche in grande risalto permettono di scavare maggiormente i due personaggi principali, le loro indoli e i loro vissuti. E di mettere al centro di tutto una storia di amicizia che li manterrà, come suggerisce il titolo, Bad Boys a vita. Tutto lascia insomma spalancata la porta quantomeno ad un ulteriore sequel.

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