“Britney contro Spears” – Risale a pochi giorni fa la notizia tanto attesa dal movimento mondiale radunato intorno al nome di “Free Britney”. Jamie Spears, padre della fidanzatina d’America, dopo tredici anni non è più il suo tutore legale. La sentenza permette alla popstar di riprendere finalmente in mano le redini della sua vita e del suo portafogli. Il documentario “Britney contro Spears” appena lanciato da Netflix sostiene la tesi degli abusi di una tutela che non avrebbe avuto ragion d’essere, per una donna perfettamente capace di intendere e di volere e di lavorare a dischi e a tour senza alcun tipo di problema. Anche se gli ultimi post social di Britney, che culminano in un grottesco nudo integrale, qualche perplessità pure la lasciano.
Quel che è certo è che in questi anni tanti hanno conseguito lauti guadagni grazie alla suddetta tutela, a partire dai tre milioni di dollari intascati dall’avvocato scelto dal signor Spears per difendere gli interessi della figlia. Rapporti e perizie alternavano intanto verdetti contrastanti, oscillando tra l’evidenziare grossi problemi psicofisici e il concedere l’idoneità a partire per tour mondiali sfiancanti e milionari.
“Britney contro Spears”, recensione
La regia del documentario è in pratica tristemente condivisa con le riprese e le fotografie dei paparazzi, che praticamente hanno immortalato ogni momento topico di questa lunga vicenda. Il racconto parte con il boom di “…Baby one more time”, con una Britney ancora sedicenne, proseguendo poi il matrimonio con il ballerino Kevin Federline e la nascita dei due figli. Sarà il divorzio l’inizio del crollo verticale, l’affidamento dei bambini al marito la mazzata definitivamente destabilizzante. In base alla sua ultima deposizione Britney Spears ha finto poi di essere felice per paura di non essere creduta, mentre doveva attendere l’autorizzazione del padre anche soltanto per andare a mangiare un hamburger.
Inutile girarci intorno: pur trattandosi di un grosso personaggio pubblico l’interesse di una produzione come questa fa leva sulla curiosità morbosa di entrare nella vita privata degli altri. La ricostruzione delle vicende legali e l’utilizzo di documenti confidenziali (fornite da fonti che restano avvolte nell’oscurità), insieme con le interviste a figure importanti di questa storia, si propongono di fare emergere una nuova verità, appoggiata in maniera certamente non imparziale dalla regista Erin Lee Carr e dalla giornalista di Rolling Stone Jenny Eliscu. Tutto questo fa del documentario un’opera militante, senza troppo spazio per l’artista Britney a favore dei conflitti di una donna contro la sua famiglia, che pure ci fa riflettere sull’enorme influenza e pervasività dei media ai giorni nostri.
“Britney contro Spears” è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 28 settembre 2021.