Com’è cambiato il concetto di moralità, scandalo e censura nel cinema nel corso degli anni
Ad un giorno dall’ uscita nelle sale italiane e a tre da quelle americane dell’attesissimo “Cinquanta sfumature di grigio”, adattamento cinematografico dell’ omonimo best-seller di E. L. James, diretto da Sam Taylor-Johnson, incuriosisce interrogarsi su come sia mutato nel tempo il concetto di moralità, pudore e censura.
Sono previsti incassi record; basti pensare che, solo in Italia sono già stati venduti 180 mila biglietti con la prevendita ed addirittura a livello internazionale ben 2,75 milioni in 39 Paesi. La pellicola vietata ai minori di 18 anni negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna ed ai 14 in Italia, racconta la storia di amore/passione/sottomissione dei due protagonisti: Anastasia Steele e Christian Grey, interpretati rispettivamente da Dakota Johnson e Jamie Dornan. La vicenda si svolge attraverso scene di sesso spinto, nudità, giochi di ruolo erotici basati sulla dominazione, sottomissione e pratiche sado-masochiste. Su 125 minuti di pellicola ben 20 in totale sono dedicati a scene di sesso esplicito.
Ma come è cambiato e quante trasformazioni ha subito il cinema dalla nascita fino a “Cinquanta sfumature di grigio”? Forse non lo sapevate ma i film Hollywoodiani fino agli anni 20-30 potevano essere davvero molto hot per i tempi, finché nel 1934 non ci mise lo zampino il moralista Hays.
Facciamo un passo indietro; quando il Cinema era ai suoi esordi. La vocazione erotica del cinematografo si inaugurò nel 1896 con un bacio sensuale nel cortometraggio Rice-Irwin Kiss di Thomas Alva Edison. Già dai primi anni del ‘900 molti imprenditori iniziarono ad arricchirsi mostrando dinanzi alle macchine da presa, spogliarelli e languide manovre seduttive. Sesso e nudità furono da subito sinonimi di business. Lo stesso padre del cinema americano, D. W. Griffith fu incoraggiato dai distributori ad inserire nei sui lavori scene audaci. Molti furono insomma i registi che inserirono nei propri film, scene erotiche e di nudità. Il fenomeno raggiunse ancora più successo con l’avvento del sonoro. Poi un giorno del 1934 arrivò il codice Hays con una serie di ferree censure e moralismi.
Nel 1921 l’ industria cinematografica mise il politico repubblicano William Harrison Hays alla presidenza della “Motion Picture Producers and Distributors Association of America” con l’ intento di ristabilire un alto livello di moralità ed artistico nella produzione cinematografica. L’ associazione era stata fondata con lo scopo di regolamentare pratiche illegali ed un autocensura per evitare che fosse imposta una vera e propria legge federale di censura, in seguito alle lamentele di chi si era offeso dinanzi ad immagine ritenute troppo “licenziose”.
Nel 1927 fu redatta la bozza del regolamento che prevedeva undici proibizioni e ventisette avvertimenti. Il codice Hays fu definitivamente approvato nel 1934 e restò in vigore fino alla sua abrogazione, che avvenne nella metà degli anni ’60. Inizialmente rispettato, il codice fu man mano violato con maggiore frequenza fino a che non venne definitivamente accantonato, e nel 1968 il codice fu sostituito da una classificazione, ancora oggi valida, che prevede quattro categorie: G (per tutti) M (per persone mature, diventato poi PG)R (escluso ai minori di 18 anni se non accompagnati) X (dai 18 anni). Negli anni 90 fu aggiunto un PG 13 e X divenne NC 17.
Tuttavia molti film che oggi riterremmo casti e rispettabilissimi furono fra gli anni ’60 e ’70 inseriti nella categoria X. Ciò fa immediatamente riflettere sul fatto che, sebbene le categorie siano oggi le stesse degli anni ’60, è la soglia di ciò che consideriamo morale ad essere cambiata. Le scene di nudo e di sesso che negli anni ’30 furono regolamentate e censurate dal codice Hays, ci vengono continuamente offerte in film “per tutti”. Quello che è davvero cambiato è la percezione della moralità, che si trasforma seguendo la mutazione di una società che si spoglia dei vecchi costumi. Ma è tanto sbagliata una sana e non bigotta moralità? Perché prevale oggi il gusto piccante ed amaro del trasgredire, nella realtà così come nelle immagini violente e spinte oltre i confini di un riservato decoro?
Nel tanto atteso “Cinquanta sfumature di grigio” ciò che sembra attirare di più gli ansiosi spettatori è proprio il superamento di qualsiasi tabù, considerando che la trama appare banale e non spicchi per creatività. Anche altri film moderni della storia del cinema hanno “scandalizzato” ed al tempo stesso intrigato il pubblico, con scene esplicite di sesso, basti pensare al regista Bernardo Bertolucci con prima il suo “Ultimo tango a Parigi” e poi a distanza di circa trenta anni con “The Dreamers”, due film suggestionati da intense e per niente velate scene di sesso, tuttavia custodi di una trama densa, e ben articolata, che resta protagonista.
Forse la risposta è nascosta ma facilmente a portata di mano; evidentemente i tabù che sosteniamo,a torto o a ragione, di aver superato, lo sono stati sono filosoficamente, ma nel concreto l’ uomo è naturalmente portato a mantenere una intima riservatezza che tenta tuttavia di combattere. Quando e se davvero verrà abbattuta ogni sorta di tabù morale e comportamentale, nessuno sentirà più il bisogno di trasgredire poiché la trasgressione sarà la normalità.