“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, trama e recensione


“E noi come stronzi rimanemmo a guardare” – Arturo (Fabio De Luigi) è un manager che perde il suo posto di lavoro a causa dell’algoritmo che egli stesso ha inventato per ottimizzare il lavoro nella sua azienda. A corto di soldi e piantato in asso dalla sua ragazza per via di un altro algoritmo che li decreta incompatibili, subaffitta il suo appartamento al docente universitario Raffaello (Pif) e avendo superato i quaranta anni l’unico lavoro che riesce a conquistare è quello di rider Fuuber, piattaforma che gestisce la consegna di cibo online. Non riuscirà però a pagarsi Stella (Ilenia Pastorelli), ologramma della sua donna ideale creato dalla stessa ricca multinazionale del quale finirà per innamorarsi.

“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, recensione

Col suo terzo film Pif ci racconta ispirandosi a diverso cinema d’autore l’epoca attuale in cui il lavoro è un gioco al ribasso che “vince” chi accetta di farsi sottopagare di più e che può portare perdite al posto dei guadagni. Un’epoca in cui l’hater è diventata una professione e nella quale siamo tutti vicini eppure lontanissimi. Il regista siciliano persegue un rigoroso stile visivo, si conferma sapiente e pungente osservatore della realtà, un testimone che dalla tv al grande schermo continua scavare nelle storture in cui siamo immersi. E ci regala una commedia drammatica dove le risate hanno un forte retrogusto amaro, ricca di spunti di riflessione come sempre più difficilmente accade nel cinema nostrano.

Come dice Maurizio Nichetti in un fulmineo cameo “l’algoritmo ci punisce”, l’algoritmo comanda (decidendo perfino se siamo degni di ottenere un finanziamento in banca) e non concede soste né a sé stesso né a noi. L’esperienza e le competenze contano sempre meno così come la presenza in carne e ossa dell’essere umano, sostituita dagli ologrammi e dall’automazione come accade alla reception della sede della fantomatica ma mica tanto Fuuber.

Arturo resta con lo zaino da consegna letteralmente incollato alla schiena fin quando non decide di ribellarsi, perché si accetta di far di tutto per sopravvivere ma di questo passo le cose andranno sempre peggio. Tanto per dirne un tra poco con le consegne effettuate direttamente dai droni nemmeno più i rider serviranno. È quindi ora di smettere di restare a guardare per non essere obbligati a farlo in futuro, di difendere l’amore che canta Alberto Rabagliati sul finale, che è tutto ciò che rimane solo nostro. Difficilmente ci libereremo degli algoritmi che tutto sanno di noi, in grado di stimolarci desideri, bisogni e paure e pure di indirizzare i nostri voti. Forse per questo pur provando a darci una sveglia Pif non chiude il suo film con ottimismo ma con il monito del patron di Fuuber, che guardando direttamente in macchina dice proprio a noi che loro non si fermeranno.

Dopo l’anteprima all’ultima Festa del Cinema di Roma “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è disponibile su Sky Cinema a partire dal 29 novembre 2021.

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