Fantasy Island, trama e recensione


Adattamento horror targato Blumhouse della serie televisiva degli anni Settanta-Ottanta “Fantasilandia”, non mette adeguatamente a frutto un plot che appariva interessante sotto molti aspetti.

Fantasy Island, trama

In’un isola che consente di realizzare ogni fantasia arriva un gruppo di ragazzi, accolti dal misterioso Mister Roarke (Michael Peña ) e dai suoi collaboratori poco loquaci, ad eccezione di Lucy. C’è chi desidera una seconda occasione per accettare una proposta di matrimonio rifiutata (Maggie Q), chi è stato bullizzato in gioventù e vuole vendicarsi (Lucy Hale, da tempo in lotta reale contro il bullismo), due fratelli che vogliono qualunque cosa per divertirsi (Jimmy O. Yang e Ryan Hansen) e chi desidera diventare un vero soldato come il padre caduto in guerra (Austin Stowell). Sulla strada della realizzazione della fantasia di ognuno le cose si complicano in maniera inquietante eppure una volta scelto il desiderio deve inevitabilmente arrivare alla sua conclusione, rendendo impossibile tornare indietro. Nel frattempo al fine di aiutare la comitiva spunterà un misterioso uomo dalla giungla, interpretato da Michael Rooker.

Recensione

Adattamento attualizzato per i giovani di oggi della serie tv “Fantasilandia” trasmessa a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, “Fantasy Island” centellina l’horror che originariamente era assente e lo mischia con venature thriller, melodrammatiche e da commedia generando un mix di generi un po’ troppo pasticciato. Ad aggiungere carne al fuoco c’è un liquido nero che scorre al posto del sangue e dai soffitti del resort dell’isola. I nostalgici e ormai attempati affezionati della serie difficilmente rimarranno affascinati dalle derive da slasher movie e da alcuni meccanismi chiaramente mutuati da “Lost” e dal franchise di “Saw – L’enigmista”. Tra i diversi attori noti perlopiù per le loro apparizioni in prodotti seriali (Lucy Hale, Maggie Q, Ryan Hansen)non convince nemmeno Michael Peña (“Narcos: Messico”), fuori ruolo e penalizzato da una sceneggiatura incoerente. Anche il modo in cui le vite dei ragazzi desiderosi di realizzare le loro fantasie si intrecciano non rende giustizia ad un plot che inizialmente stuzzicava parecchio l’appetito cinematografico di molti.

Ci si aspettava certamente di più da un prodotto firmato Blumhouse, che in chiave horror ha costruito una sua peculiare e fruttuosa cifra stilistica anche lavorando a basso budget. Si parte dall’idea della serie televisiva originaria ma si prendono altre strade controverse per arrivare ad una morale poco credibile. Si evita l’horror più duro e lo splatter per giungere ad un pubblico più ampio possibile, ma così facendo non si mette bene a fuoco un bersaglio filmico definito. La regia di Jeff Wadlow lascia poco spazio alla sorpresa e ai colpi di scena terrificanti e la spiegazione finale di tutto l’intreccio risulta poco soddisfacente. Si salvano solo l’idea di partenza e le location offerte dalle isole Fiji, in un lungometraggio in cui la tensione non riesce a restare alta nonostante non manchi di certo l’azione.

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