Beau Wessermann (Joaquin Phoenix/Armen Nahapetian/James Cvetkovski) è un uomo affetto da disturbi mentali scaturiti principalmente dal rapporto con la madre Mona (Patti LuPone/Zoe Lister-Jones), che gli ha sempre raccontato che il padre è morto con un infarto causato dall’orgasmo del suo concepimento.L’uomo ha paura del posto in cui vive, in un contesto americano imprecisato dove governa il degrado, e di chi lo abita e mentre è in procinto di andare a trovare proprio sua madre si fa rubare valigia e chiavi di casa.
Come se non bastasse durante una fuga viene investito e poi accoltellato e si risveglia dopo due giorni di coma accudito da Roger (Nathan Lane) e Grace (Amy Rain), improvvisamente fuori dal suo isolamento.
Beau ha paura, recensione
Dopo il meritatissimo Oscar conquistato con “Joker” Joaquin Phoenix ha saputo gestirsi sapientemente e, a parte “C’mon C’mon” (che abbiamo recensito qui), ha lavorato soltanto per questo lungometraggio diretto da Ari Aster (“Midsommar – Il villaggio dei dannati”).Quest’ultimo parte da un suo cortometraggio datato 2011 e non rinuncia qui fino in fondo alla predilezione per i toni horror, spostandosi però più in direzione del dramma grottesco.
E dando la possibilità a Phoenix di dispiegare tutto il suo talento soprattutto a livello di intensità e resa di diverse sfumature alienanti.Come già accennato la prova di Joaquin Phoenix valorizza le sue peculiarità d’attore e gli permette di fare la spola tra il dramma e l’umorismo nero.
Il suo Beau compie un viaggio dentro di sé e si stacca definitivamente dalla realtà tristemente insignificante che vive per darsi in preda ai suoi sentimenti, alle sue emozioni e alla sua rabbia repressa.Diversi altri attori forniscono un’interpretazione altrettanto brillante immersi in un universo surreale, da accogliere nella sua visionarietà lunga centottanta minuti che hanno rapito anche un maestro come Martin Scorsese.
Questa prolissità indebolisce in fin dei conti però il risultato finale, visto anche quanto poco accade e tutto incentrato sul protagonista.Aster ci parla della vita prima della vita e della sua circolarità creando immagini e pensieri potenti, in un flusso di coscienza in cui talvolta è necessario arrendersi al tentativo di comprendere ogni cosa.
L’intreccio prosegue abbastanza spedito inizialmente per poi quasi arrestarsi, quando Beau dà spettacolo in una foresta in un gioco di ibridazione con immagini animate.Il confronto finale con la madre Mona non porterà ad alcuna consolazione; lo spettatore può soltanto sorridere amaro come Aster lo ha spinto a fare per tutto il film.
“Beau ha paura” è sbarcato nelle nostre sale a partire dal 27 aprile 2023.