“Hustle”, trama e recensione


“Hustle” – Stanley Sugarman (Adam Sandler) ha dovuto chiudere precocemente la sua carriera da cestista a causa di un incidente per diventare poi talent scout per i Philadelphia 76ers e anche vice allenatore, almeno fin quando Vince Merrick (Ben Foster) non diventa il presidente della squadra. In uno dei suoi numerosi viaggi in tutto il mondo per scovare nuovi campioni si imbatte nell’operaio Bo Cruz (Juan Hernangómez). Convinto di aver individuato un potenziale talento lo inserisce in squadra e spingerà i suoi compagni a vincere i pregiudizi verso qualcuno che fino al giorno prima faceva un mestiere umile e completamente diverso, con un passato difficile alle spalle.

“Hustle”, recensione

Prosegue a gonfie vele la collaborazione tra Netflix, Adam Sandler e la sua Happy Madison Productions. Dopo due esperimenti diametralmente opposti come “Diamanti grezzi” e “Hubie Halloween” è la volta di un film sportivo drammatico. Tanti i nomi illustri dell’NBA e del basket europeo che hanno messo lo zampino in questa lungometraggio, su tutti quello di LeBron James in veste di produttore. “Hustle” è la celebrazione di uno sport e della sua filosofia. L’operazione viene resa credibile innanzitutto dall’interpretazione di Adam Sandler, anche se lascia poco spazio a riflessioni e a critiche degli aspetti più controversi.

Sia Sugarman che Bo Cruz cercano di sfruttare probabilmente l’ultima occasione che gli si presenta per dimostrare di valere l’NBA e le posizioni che hanno conquistato. Una ricerca di redenzione attraverso lo sport diverse volte già vista (uno degli ultimi esempi è “Tornare a vincere” con protagonista Ben Affleck) ma che ha sempre un suo fascino. Il salto del regista Jeremiah Zagar dal cinema indipendente mantiene la macchina da presa sempre dinamica e sempre al centro del parquet, nel vivo dell’azione tra adrenalina e sudore, tra allenamenti massacranti e match tanto attesi, come è normale che è sia tra alti e bassi continui. Giunge così allo spettatore tutto lo spettacolo dell’essenza del basket, grazie anche ad un certosino lavoro di montaggio da parte di Tom Costain. La sceneggiatura firmata da Will Fetters e da Taylor Materne dà priorità alla componente visiva rispetto a quella verbale e la fotografia di Zak Mulligan, invece, gioca molto di ombre tranne quando si è nel bel mezzo di una partita.

Così diversi eppure così ben amalgamati i due protagonisti, con Sandler a spalleggiare l’esordio da attore dell’ala grande degli Utah Jazz Juan Hernangómez, imperfetto ma spontaneo e disinvolto. Robert Duvall e Queen Latifah sono protagonisti soltanto di fugaci comparse. Non tutte le due ore di durata suscitano l’interesse necessario ma tutto sommato è assicurato un certo intrattenimento sia agli appassionati di basket che a chi non segue questo sport.

“Hustle” è disponibile in streaming su Netflix a partire dall’8 giugno 2022.

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